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Aggiornato: 7 luglio 2025


Ecco or la chiave di tutti i miei secreti; or dammi qualche consiglio. MITIETO. Il consiglio me lo dovevate domandar prima. CINTIA. Se te l'avessi dimandato prima, quel che ho fatto m'avresti sconsigliato, anzi trapostovi per interrompermi il mio piacere. MITIETO. E qual fu il vostro primo pensiero?

MITIETO. Come dunque nascose il parto ad Arreotimo? CINTIA.... Ella avea determinato vincer l'impresa ad ogni modo, e come prudente ch'era, s'avea preparato una comare che le trovasse un maschio, per mostrarlo quel giorno ad Arreotimo.

ERASTO. Lidia, vattene su, ché tra noi diffiniremo le nostre contese. Cintio, l'amicizia che hai avuta fin ora meco non è stata per altro che per tradirmi; ma d'oggi innanzi ti arò per quel traditore che tu sei. CINTIA. Io non ti ho fatto altro tradimento che di averti troppo amato.

CINTIA. Veramente senza me non potreste far nulla: farò di modo che la mia balia gli ne faccia motto e che restiate sodisfatto in ogni modo. ERASTO. Vorrei un'altra grazia: vederla in casa vostra di giorno o in fenestra fuor della gelosia liberamente, perché, avendola amata tanto tempo ed essendo mia sposa, non ho potuto saziarmi di vederla a mio modo.

CINTIA. Non son io vostro servidore? AMASIO. Anzi, mio carissimo padrone. CINTIA. Le vo' chieder una grazia,... AMASIO. Che mi comanda? CINTIA.... la qual perché sète solita concedermi altre volte, mi prometto tanto del suo favore che so non mi mancherete:... AMASIO. Dite via, presto.

MITIETO. Questa domanda è un'occolta maniera di notarmi d'infedeltá, poiché dubitate se debbo tacer cosa che son tenuto per debito a tacere. CINTIA. Oimè, che tremo e mi vergogno palesare il mio secreto! Sappi, Mitieto mio caro, ch'io son femina. MITIETO. Femina? ed è possibil questo? CINTIA. Cosí non fusse mai stato! MITIETO. O Dio, che intendo!

CINTIA. Ascolta, di grazia. MITIETO. Che ascolti io? e chi sarebbe quello che cosí bella storia non ascoltasse un giorno intiero? Non ascoltai mai cosa in mia vita che piú mi dilettasse.

CINTIA. Quello istesso l'interverrebbe nella vegghia. BALIA. Che non le dia tanto martello. CINTIA. Io son piú atto a riceverlo che a darlo. BALIA. Al fin che in te solo è riposta la somma d'ogni suo bene, perché i cieli han riposto in te la bellezza, la grazia, la cortesia, il sapere e il tesoro di tutte le grazie, e dotatovi de' loro favori di soverchio.

Non so che volete da me: m'avete tolto la vita, l'onore e l'anima. CINTIA. Veramente che voi dovete sognarvi, dovete dormir ancora. LIDIA. Piacesse a Dio che dormisse, piacesse a Dio che mai mi svegliasse o fusse morta mille anni sono per non udir quel che sento!

O amarissime dolcezze, quanto care mi costate! del mio piacere ho in un tempo e il piacere e il castigo, e mi trovo al fin caduta in un mar di doloroso pentimento. Che debbo dunque accusar il cielo e le stelle perverse? MITIETO. Che cielo? che stelle? CINTIA. Se da lor giri vengono le mie sventure.

Parola Del Giorno

serafica

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