United States or Vatican City ? Vote for the TOP Country of the Week !


Aveva stimato cosa men degna di e della sposa, il tornarle a chiedere il perchè di quell'atto; ma alla ciera, ai silenzi, allo spesso aggrottare delle ciglia, mostrava d'avere dentro qualche rodimento segreto.

TRASILOGO.... e che t'appicchi,... MASTICA. Se vuoi esser mio compagno lo farò, ché ambiduo ne abbiam ciera. TRASILOGO.... ché non altrimenti potrai scappare! MASTICA. Che? TRASILOGO. Un canchero... MASTICA. Che Dio non mi dia! TRASILOGO.... che ti possa venire,... MASTICA. Per che cagione? TRASILOGO.... acciò ti spolpe insino all'osse! MASTICA. Io non v'intendo.

PANFAGO. Con questo giubbone non dimostro magnificenza? e con questa ciera un mercadante ben ricco? PIRINO. Non potrai dir che tu sei povero, perché sei mercadante e hai schiavi da vendere. PANFAGO. Se non m'hai rispetto e parli con creanza, ti darò bastonate. Tu sei mio schiavo e ti posso vendere a mio piacere: e te ne farò veder l'esperienza, ché ti venderò or ora.

Desiosa veder questo Lampridio, ché non mi scappi il manto, me lo piglio a due mani, e spingo innanzi finché vedo due persone, una di venti e l'altra di sessanta anni, vestite da turchi con le mani piene di calli e ne' piedi si conosceva il segno del cerchio della catena: niuno di loro mi avea ciera d'innamorato, e mi meraviglio come vogli Lampridio comparir in quel modo innanzi la sua innamorata.

Ma che ti par del mio aiutante? non ti ha egli ciera di magnifico? ESSANDRO. Dimmi, Morfeo, che ballotte son queste che tieni in bocca?

Emilio piantò negli occhî di Cesare uno sguardo penetrante per leggergli nell'anima. Non ho nulla: rispose bruscamente. Non mi è capitata nessuna disgrazia. Che cosa mi avrebbe ad essere capitato? Mah! disse ingenuamente il cugino: io non saprei; però mi pare che non per nulla tu dovresti avere quella ciera da mortorio.

Così dunque, fatto con comodo il rilievo dei danni sul fondo di Verdazzo, dopo una buona colazione in casa del fattore, accesa una sigaretta, l'ingegnere Fraschi se ne venne con bel trotto a pranzo ad Arbanello, dove il sor Mauro, vecchia conoscenza, lo accolse colla solita buona ciera.

I signorelli del borgo si tenevano in mezzo gli ufficiali, dando e pigliando fede d'amicizia, con grandi strette di mano, con quella ciera tra sciocca e sbigottita dell'uomo che, rimanendo a casa, conforta a starsi di buona voglia chi va agli sbaragli della guerra.

Io alloggiai in casa d'un prete, il quale mi ammannì un piatto di maccheroni al pomodoro e mi diede una camicia di bucato, in cambio della mia che rassomigliava alla tavolozza d'un pittore. Però essa era di finissimo lino, e l'accorto prete giudaicamente me ne infilò una di cotone piuttosto sdruscita. Badate ch'è consacrata, ei mi disse con ciera di furfante.

Ad un tratto una voce dice una parola; due, tre, cinquanta la ripetono; è un grido solo: Maschera, maschera! Egli era perduto. Il pubblico voleva vedere il suo viso, voleva vedere l'uomo che si nascondeva sotto la maschera di Pulcinella; Sofia lo guardava con la ciera fredda e disdegnosa della prima sera. Esitò.... Maschera! ruggì il pubblico sovrano.