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Aggiornato: 3 giugno 2025


Nell'invenzione, ne' pensieri, nell'espressione di essi, e specialmente in certa ingenuitá di descrizioni, scorgiamo, è vero, qualche indizio d'intenzione poetica per parte dell'autore; ma, preso in totale, il Poema del Cid è da considerarsi come una curiositá filologica piú che altro. Chi sia stato l'autore di questo primo vagito della poesia castigliana, è ignoto.

"Vuole l'Imparcial, caballero?" "No." "Vuole una cartella della lotteria di Madrid?" "Nemmeno." "Vuole dei sigari di contrabbando?" "Neppure." "Vuole...?" "Eh!" L'amico si grattò il mento. "Vuol vedere i resti del Cid?" Vivaddio, che salto! non importa: andiamo a vedere i resti del Cid.

Il Poema del Cid non va confuso coi Romanzi del Cid, posteriori di un secolo, e pieni di ben altra poesia. Somigliano questi in certo modo, per le loro forme esteriori, alle antiche ballate inglesi, molte delle quali sono giustamente apprezzate anche oggidí.

Citiamo per modo d'esempio l'entrata del Cid in Burgos, quando esiliato dal suo re: «Il mio Cid Rui Diaz entrava in Burgos accompagnato da sessanta insegne. Erano piene le vie e le finestre di cittadine e di cittadini, bramosi di vederlo; ed era grande il loro dolore, che versavano lagrime dagli occhi e dicevano tutti ad una voce: Oh Dio, che buon vassallo, se vi fosse un buon re!

Gran dolore sentirono le genti cristiane, e s'ascosero dal mio Cid, perché non ardivano di dirgli nulla», ecc. ecc. «Quid rides?», ecc. ecc. Questo secondo articolo è preceduto dalla seguente avvertenza: «Proseguiamo il Quadro storico della poesia castigliana, incominciato nel n. 99 del Conciliatore. Dante nacque del 1265 e morí del 1321. Il De Mena nacque del 1412 e morí del 1456.

Gli avrebbero volentieri offerte le lor case; ma niuno ebbe coraggio di farlo, per la grande ira concepita contro di lui dal re don Alfonso, del quale innanzi al cader del sole era entrata in Burgos una lettera chiusa con forti sigilli, dove si proibiva a tutti il dare alloggiamento al mio Cid Rui Diaz sotto irremissibile pena di perdere gli averi, gli occhi ed anche la vita stessa.

Dopo il Cristo, bisogna vedere il celebre cofano del Cid. È un cofano sdrucito e tarlato, appeso ad una parete in una sala della sagrestia. La tradizione narra che il Cid portava seco questo cofano nelle sue guerre contro i Mori, e che i sacerdoti se ne servivano come d'altarino per celebrare la messa. Un giorno, trovandosi colle tasche vuote, il formidabile guerriero riempì il cofano di sassi e di ferramenti, lo fece portar da un ebreo usuraio, e gli disse: Il Cid ha bisogno di denaro; potrebbe vendere i suoi tesori, non vuole; dategli il danaro che gli occorre, egli ve lo render

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