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Aggiornato: 6 giugno 2025
ESSANDRO. Diasi colpa ad amore la cui legge è fuor d'ogni legge: conosco l'errore e, il confesso, merito la penitenza, ne chiedo perdono. GERASTO. Cosí farò io a te: dopo l'errore ne chiederò perdono. ESSANDRO. Questi sono errori di giovani. GERASTO. Ti farò conoscere che sono piú giovane che tu non pensi. ESSANDRO. Amor fu colpa del tutto. GERASTO. Non è amore ove si toglie l'onore.
Troverò la mia mamma sul margine di quella stella, e le parlerò così vicino al suo viso che le sue lagrime coleranno sulle mie guancie.... In ginocchio, in ginocchio le chiederò se i suoi occhi che adoro videro il Paradiso! Oh! tormento sinistro!... Quando, quando potrò annientare tutto il veleno di Cristo, nelle mie vene antiche? Mamma! Mamma! O tu che non sei morta e che porto in me!
Il mio progetto cammina lo stesso.... Se non volete decidervi su due piedi, prendete tempo un mese, due mesi. Mi scriverete a Londra. Intanto chiederò a Selmi un congedo di quindici giorni disse Roberto. Non vedo mia madre da oltre un anno.
È giusto. Ed io non vi chiederò nulla per l'opera di Spinello, se essa non sar
Io, però, disse la signora alzandosi e gettando sulla tavola il tovagliolo, la storia del conte Filippeschi voglio saperla. Ne chiederò al direttore del negozio.... Vedrai ch'è come te la dico io! rispose Celso, aiutando Vittorina a infilar la sua giacca. Fa il commesso in attesa di darci qualche grande opera.... Ma che!... -s'ostinò Vittorina. C'è sotto la donna....
Atterrito, si gettava al suolo e, colla bocca sulla dura terra, mormorava: Perdonatemi o mio Dio! Io non so, io non chiedo perchè mi avete percosso; questo so che Voi lo voleste. La piccola mente dell'uomo cerca invano le cause e la ristretta aspirazione dei cuori freddi troppo si appaga del biasimo e della lode. La spiegazione è la scienza dell'uomo, il mistero è la Vostra, o Signore. Lo accetto e mi prostro. Non più vi chiederò perchè. Ogni ricerca è una profanazione. Gi
E ti basti, aveva ella risposto, pensando che il cuore trabalza, venendo ad incontrarli sul labbro. Piacerebbe a te di narrarmi il tuo passato? Nè io, bada, chiederò mai di conoscerlo. Che colpa avresti ai miei occhi, se dal giorno che m'hai conosciuta il tuo cuore è stato mio, intieramente mio? Quanto a me, conte Fiesco, ho un passato, e tu lo conosci: ebbi un fiero padrone, che ho rispettato; n'ho uno assai cortese, che adoro. Tra l'uno e l'altro è il dolore d'una patria morta, a cui non gioveranno i miei pianti, ma a cui dobbiamo usare entrambi la piet
Siete un ribelle; non diventate un infame. Io stessa chiederò la vostra grazia a mio padre, e l'otterrò; ma uscite; uscite, se vi è cara la vita. Ah, ah! bene, in fede mia, questo è parlar da padrona! replicò il Sangonetto, ghignando. La mia grazia! Voi mi vendete il sol di luglio, mia bella ritrosa. La vostra mi preme, e l'avrò, per amore, o per forza; m'intendete? o per amore o per forza!
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