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Aggiornato: 2 giugno 2025
Hanno avuto torto a non mandarle la commenda; gli disse. Ma noi avremo se non altro la soddisfazione di chiamarlo.... biscavaliere. Convenite, lettori umanissimi, che la celia, quantunque detta senza cattiva intenzione, era di pessimo gusto. Il cavaliere Tiraquelli andò a dirittura fuori dei gangheri.
In fondo all'ampia sala, la cui pareti erano rivestito di scaffali, dove don Pio aveva fatto collocare la biblioteca di casa Urbani, era preparato un pianoforte a coda per gli artisti dell'Apollo e del Costanzi, che dovevano cantare dopo il ballo. Don Pio, dritto in un angolo, parlava con due principi, onorevoli come lui, e con altri tre o quattro deputati meridionali appartenenti al patriziato. Appena il principe era in mezzo a giornalisti, voleva far loro capire che non li considerava suoi pari, e se poteva circondavasi di antichi conoscenti. Anche quando era negli uffici di redazione, gli piaceva di far da principe, di far sentir la distanza che correva fra lui e i plebei, e Fabio Rosati, che aveva capito quella debolezza, si era affrettato a trattarlo d'"Eccellenza" e i nuovi redattori venuti da altri giornali avevano fatto altrettanto. Soltanto Ubaldo aveva continuato a chiamarlo "Principe", e non perchè gli costasse fatica a pronunziare quella parola di cui si abusa nel mezzogiorno d'Italia, ma perchè gli pareva a sua volta di stabilire una distanza fra sè e gli altri redattori della Stampa, trattando il principe della Marsiliana con maggior familiarit
Iddio ha condotto qui il nostro amico; Iddio m'aveva bene ispirato a chiamarlo. Iddio ne assista sulla via di Siviglia; conchiuse il capitano Fiesco. La giornata è buona; ringraziamolo intanto di questa. "Soy Bovadilla".
Che avete? finì per domandare lei. Sono stanco. Vi siete annoiato? chiese timidamente Luisa. Sapete bene di no: non domandate, dunque disse recisamente. Ella si scosse al tono un po' duro: e con quanta tenerezza di amore poteva esservi in lei, dopo qualche minuto di silenzio, non seppe fare altro che chiamarlo: Massimo. Che fu l'effetto di quella voce, di quella parola?
TRINCA. Parlate basso, di grazia, che non fusse qui da presso, e vi sentisse. TRASIMACO. Sia maladetta quella maladettaccia sgualdrinaccia della fortuna, che mi fa udir questo. Ch'io parli basso? qual barba d'uomo mi basta a far paura? Vo' gridar che mi oda: vo' chiamarlo. O Gulone, Gulone, o furfantissimo Gulone! TRINCA. Egli ha poca voglia di far bene: verrá gonfio d'ira a far questioni.
Non sanno veder un uomo vestito di nero senza chiamarlo prete. Ti fanno un onore anticipato, tornò a dire Vicenzino con piglio conciliativo; se non sei ancora prete lo sarai. Vincenzo stette un po' senza rispondere, guardando in terra, poi disse colla voce strozzata: Gi
Nel foglio della marchesa erano pochissimi versi. Lilla desiderava vederlo, per dargli ragguaglio d'alcune cose sue. E ciò gli parve assai poco. In quella vece gli parve soverchio un «Padre reverendissimo» col quale era cominciata la lettera, e il battere le labbra in atto sdegnoso, com'egli fece, avrebbe potuto mostrare come quelle due parole gli dessero maledettamente sui nervi. Al cospetto di quella donna gli pesava il suo stato chiesastico, e gli cuoceva sentirselo ricordare da lei. Perchè dargli quel titolo di rispettosa cerimonia, ella che, conversando con lui, soleva chiamarlo col nome di amico? Sempre la stessa! pensò. E non avr
Bombita battè col piede la terra, quasi per chiamarlo a sè, poi, con baldanza, come si srotola una bandiera, sciolse la sua «muleta» fiammeggiante. Stavano soli, di fronte: l’uomo, sottile come un serpente, il toro, quadrato e sinistro nella sua poderosa immobilit
Quante volte mi è uscito dalla penna: l'inimitabile, l'insuperato Aristofane! Quante volte, ricordando quel grossolano e sguaiato motteggiatore, ebbi anch'io l'impudenza di chiamarlo argutissimo e festevolissimo!
Il padrino Adelindo, poichè io sto sempre per chiamarlo così, è un ottimo ragazzo. È la luce e l'allegria del convento. Quando non c'è lui, par d'essere al buio. Infatti, signori, conchiuse il padre Restituto, levando la voce e stendendo la mano, ecco un raggio di sole. Proprio in quel punto, appariva dall'androne il serafino biondo, seguito dal padre Prospero e dal padre Agapito.
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