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Aggiornato: 8 luglio 2025


L'una e l'altra, per mia , moneta molto grossa e di peso: se però non è equivoco nell'uno e nell'altro luogo; e quel nome di «buoi» in Omero non è piú tosto il nome delle monete istesse di Teseo, che de' buoi portavano l'impronta, come la pecora nelle romane effigiata dicessimo: onde le leggi imponessero la pena di tante pecore, volendo dire di tante monete coll'impronto della pecora; come oggidí si dicono «cavallotti» certe monete lombarde coll'impronto d'un cavallo, e con piú nobile uso sentiamo chiamar «luigi», «filippi», «carlini», «giuli», «paoli», «mocenighi», ecc., varie monete dal nome de' loro principi: costume che fu pur anco de' greci e degli asiatici, che «filippi» e «dari», dal nome di Filippo di Macedonia e di Dario re di Persia alcune monete nominarono.

Ricordavo quest'aneddoto accettando l'invito di scrivere uno studio intorno al Cavallotti drammaturgo e poeta. La tragica fine di lui mette in imbarazzo chi vuole ragionarne spassionatamente, senza sottintesi politici. La piet

Agnini, che si oppose alla proposta Cavallotti, chiedendo che rimanesse constatata nel processo verbale, ad edificazione dei posteri, la frase che disonorava soltanto chi l'aveva pronunziata. A questa violenza che non è energia e scorrettezza di linguaggio dell'on.

Chi erano le spie? I redattori del Fascio. Ma l'indiziato era Costantino Lazzari. Tanto è vero che nel questionario, che invitava Cavallotti a dare «risposte categoriche in nome della verit

Un sintomo del suo malumore si volle scorgere nella insolita fiacchezza colla quale difese egli nella Camera dei deputati il regio Commissario dagli attacchi dell'on. Cavallotti.

«Eh, onorevole Presidente continua il Cavallotti ci vuol altro che richiami! Io vengo da Palermo, dove le son cose notorie, e dove ho raccolto informazioni d'ogni parte, nelle classi più diverse della citt

Proruppe infatti, con fragorosissimi applausi e chiamate: Fuori l'autore! Fuori l'autore! appena la tela venne giù. Si udì una voce: Zitti, cretini! Era quella di Ettore Socci, allora non onorevole, ma sempre colta e brava persona, che arrossiva e s'indignava pei suoi confratelli politici e pel suo amico Cavallotti.

Si dava, per la prima volta, al Valle La luna di miele del Cavallotti. Teatro affollatissimo. Un occhio esperto avrebbe però facilmente capito che il pubblico di quella serata era, in gran parte, pubblico di occasione. Infatti gli amici politici dell'autore avevano creduto di dover fare atto di fraternit

Queste ragioni il Cavallotti non voleva intenderle. Aveva detto, nella prefazione all'Alcibiade, che la natura umana è sempre la stessa in ogni tempo; e in una lettera a me diretta, credo nel Secolo, zeppa al solito di citazioni, tentò di persuadermi che stavo dalla parte del torto pensando diversamente da lui.

Ma il Cavallotti insisteva: Ancora un po'. Chi sa?... Non precipitiamo il nostro giudizio... E quando si era finito di leggere, il Panzacchi protestava: Hai visto? Ti sei persuaso che noi due avevamo ragione? E così abbiamo perduto due preziose ore di tempo! Non importa. Ora sono tranquillo.

Parola Del Giorno

serafica

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