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Aggiornato: 31 maggio 2025
La gioia di questi arrivi fu per noi un po' amareggiata dalla notizia che i famosi cavalli che dovevano arrivare con Canzio, sarebbero arrivati due o tre giorni dopo... se ci avessero detto che non dovevano arrivare mai, saremmo usciti addirittura dai gangheri e chi sa quale determinazione avremmo preso!
Canzio, come sempre elegantissimo, se ne stava in capo alla via, puntando i nemici col canocchiale, indifferente come se puntasse una bella donna al teatro. Canessa era a pochi passi da lui. Menotti, Bizzoni, Tanara, Erba trapassavano recando ordini, incoraggiando col loro contegno i più timidi in mezzo a quel turbine di palle di ogni qualit
Nel ridurmi a casa difatti ebbi la prova più luminosa della fiducia generale che si nutriva in Garibaldi ed in noi; dappertutto non si faceva che domandar notìzie e porgere elogi all'eroico Ricciotti e alla sua valorosa brigata; i nomi di Menotti, di Canzio volavano accompagnati da lodi, per tutte le bocche; e le donne con quel sentimento gentile, che ci rende caramente diletto quel sesso che, sembra, esser stato messo quaggiù per asciugare le lacrime e per darci un pietoso conforto in mezzo alle disillusioni e all'affanni, accoppiavano a questi nomi, omai resi gloriosi, quello non meno caro, quantunque modesto, di Teresita.
I Prussiani, avvedendosi del grave errore che avevano commesso nei giorni antecedenti, e pensando forse che le nostre truppe fossero, almeno per le maggior parte, agglomerate in Fontain e Talant (posizioni contro le quali essi si erano rotte le corna) si concentrarono in grandi masse e prendendo la strada di Langres si spinsero infino al castello di Poully. Garibaldi aveva ordinato alla brigata Canzio, di avanzarsi verso la direzione, da cui venne difatti il nemico, il quale, fugati ben facilmente i mobilizzati, che sparsero poi tanta desolazione in citt
Canzio in special modo era irritatissimo: disse ai nostri amici che a giorni sarebbe partito, come infatti partì, per condurre via tutti gli uomini che erano adunati a Chambery e a Montmelian.
Un tuorlo d'uovo sbattuto nello zucchero e diluito in un bicchier di vino fu sostanzioso alimento alle guide e ad altri uffiziali. Rimbionditi così, ci rimettemmo alacremente in viaggio. Traversato Tiriolo, la notte si prese stanza a San Pier di Tiriolo. Io alloggiai in una umile casa privata in compagnia del sottotenente Picozzi, del capitano Canzio e di Antonio Gallenga.
Garibaldi col generale Fabrizi, Alberto Mario, Egisto Bezzi, Stefano Canzio e un pugno dei suoi militi rimase invano dal 27 al 30 ottobre nei dintorni di Castel Giubileo e della Cascina di S. Colombo a spiarvi il cuore di Roma; il 30 si spinse anzi con somma audacia al Casale de' Pazzi rimpetto al Monte Sacro per eccitare a brevissima distanza dalla citt
Come furono lunghi i cinque giorni d'aspettativa! quante polemiche, quante questioni anche serie non accaddero in quel breve lasso di tempo! i soldati cominciavano a perder la fiducia nel loro capo, dacché subodoravano che tra lui e il grande Italiano non ci era più quell'accordo, che solo può produrre buoni resultati; finalmente venne il colpo dì grazia, e questo colpo fu giusto appunto la lettera con cui Canzio a nome del Generale rispondeva a Piccini.
Giunsi a comprendere in tanto baccano che il funebre trasporto era stato imponentissimo e che Canzio aveva proferito generose e ben degne parole sulla tomba del figlio prediletto della democrazia Torinese. Dopo aver rimesso un polmone, o poco meno, per mandar via di camera tutti quegli indiavolati mi addormentai saporitamente... Con poche ore di riguardo e di calma il mio male era passato.
Quasi nel medesimo tempo arrivava da Chambery il simpatico Canzio, portando seco circa duecento uomini, che uniti a quelli del deposito, a cui eravamo stati ascritti in principio, formarono un battaglione sotto gli ordini del maggiore Perla, battaglione che fu denominato dei Cacciatori di Marsala.
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