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Aggiornato: 21 giugno 2025
Tremolavano le stelle nel firmamento, cantavano i grilli, gracchiavano le cicale sugli alberi. Era notte fatta. Roberto non ne poteva più. Non era la stanchezza del viaggio, era la solitudine, era un senso penoso d'isolamento che l'opprimeva.
Intanto il Governatore e il caid conversavano ad alta voce da una sponda all'altra; i cavalieri delle due scorte galoppavano lungo le rive cercando all'orizzonte i fuggitivi; le bestie da soma guadavano il fiume in lunghe file coll'acqua a mezzo il collo; i lavoratori cantavano le lodi del profeta; e sulla sponda opposta sorgeva una gran tenda azzurrina sotto la quale i servi di Sid-Bekr-el-Abbassi si affaccendavano a prepararci una squisita colezione di fichi, di confetti e di tè, che noi pregustavamo col cannocchiale, canterellando il coro d'un'opera semi-seria composta durante gli ozi di Fez col titolo: Gl'Italiani nel Marocco.
La piccola Nancy correva per il giardino, coi ricci scompigliati, inseguendo i pensieri e le parole che le balzavano innanzi o le cantavano nella fantasia; e pensieri e parole si dividevano in strofe, si accoppiavano in rime, come fanciulli che danzano.
Chiocciavano le galline, latravano i cani, belavano i montoni, nitrivano i cavalli, cantavano le sentinelle, tintinnavano le campanelle dei venditori d'acqua, disputavano i soldati sulla ripartizione della muna, incespicavano i servi nelle cordicelle della tenda: l'accampamento pareva un mercato.
Quando Anna tornò su ’l luogo, trovò i calafati che tiravano per la coda la carogna, e cantavano un Requiem con false voci asinine.
Ora, come il tempo era bello e su la loggia le rose cominciavano a fiorire e due lucherini in gabbia cantavano, le comari si trattennero alle finestre per il piacere di ciarlare al bel tempo, con quel dolce calore. Le teste femminili apparivano tra i vasi di basilico e il ciaramellío pareva dilettare i gatti in su le gronde. Donna Cristina disse, congiungendo le mani:
Così nella dura vita di quella popolazione montagnuola solo spiraglio d'ideale era la religione. Densi globi d'incenso salivano innanzi al tabernacolo d'argento. Cantavano il tantum ergo, inno di lode, dalle intonazioni gravi e melanconiche come tutti gli altri della chiesa.
Gli augeletti che cantavano dal loro nido della gronda, sembravano irridere al loro turbamento, l'aura estiva susurrava negli alberi che a lor volta parevano dir loro: «noi ci abbandoniamo alle ondulazioni che il vento c'imprime, perchè volete resistere?»
Non credete a queste voci, o non ne avete inteso? Io ci credo, come credo purtroppo, a tutte le cose sentimentali: ma nulla mi ha detto nulla e sorrise. Peccato! peccato! ella soggiunse, a bassa voce. Cantavano, adesso. Era una signora bionda e fine che, in giovinezza, si destinava al teatro e che un felice matrimonio aveva tolta al palcoscenico.
Udite?» Così dicendo, volse la faccia verso l'alcova, tenendo le braccia tese fuori della finestra, la testa alta, la persona ritta che pareva ringiovanito. Un suono di strumenti guerrieri, un concento di migliaia di voci che cantavano l'inno dei Marsigliesi, si levava in quel punto dai campi Francesi così alto, così di sentimento, che la valle n'era commossa, come da qualche cosa di sovrumano.
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