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Aggiornato: 21 giugno 2025
Eppure il cielo era del più limpido azzurro, e fin dove l'occhio poteva vagare non scorgevasi che la linea immobile dei prati, dei piccoli sentieri onduleggianti sul pendio. Nel fitto degli alberi cantavano tranquillamente gli uccelli, e le farfalle si libravano a volo punteggiando di macchie azzurre, bianche e dorate l'uniforme verdezza delle siepi. Padre, che è ciò?
Gli illustri campioni di Francia si misero a ballare... ci pareva di assistere al ballo dell'orsi: come è ridicolo un'uomo che balla sul serio!.. I nostri cantavano: tutto andava benissimo, quando uno dei nostri, un po' allegro, ci disse: Scommettiamo che mi metto a far la corte a quel biondino difaccia.
Osservando cotesta feconda politica europea dei Borboni, comprendiamo facilmente la ragione per che allora i francesi inviperiti cantavano con Casimiro Delavigne: ces esclaves d'hier, aujourd'hui nos tyrans! e il ritornello di Béranger: en France soyons français! sonava scortesia ai Borboni. Basterebbero queste congiunture a spiegare la caduta dei Borboni.
A lei guardavano, ed erano consolati: per lei imparavano a leggere, a scrivere, a conteggiare; e avevan libri, giocattoli, fiori, alberi di Natale scintillanti dì lumi e di doni. E cantavano i cori in cui si dice che la vita è bella. E ne ebbero gioia.
Nessuna risposta. Non avete mutato nulla ai vostri propositi, riguardo all'andare in Italia a scrivere il vostro libro? No, nulla, disse Nancy, con due strisciette bianche ai lati delle narici. Lo pensavo. Poi camminarono in silenzio. Il fiume scorreva, verdemarino e liscio e lucido come seta giapponese. Gli uccelli cantavano, e il vento correva sui papaveri. Nancy, diss'egli.
Qui l'amico si fermò, si turbò, e stette qualche minuto immobile, col capo basso, occupato da un pensiero triste. Poi alzò la fronte corrugando le ciglia, coll'aspetto di chi afferra il filo di una reminiscenza lontana, e riprese a bassa voce: ....Piazza Castello pareva un mare di teste; c'era mezzo il popolo di Torino. Migliaia di voci cantavano l'inno di Goffredo Mameli. L'entusiasmo toccava il furore. Centomila visi erano rivolti alle finestre dove stavano i deputati della Toscana. La gente gridava loro cose, l
Era una giornata malinconica per tutti; eppure cantavano. Il cielo anch'esso, sotto un manto di nuvole cinericcie, non lasciando calar su quell'adunata nemmeno un raggio di sole, pareva non voler udire quelle spensierate cantilene. E ben presto cominciò a piovigginare.
Io vidi in quella giovial facella lo sfavillar de l'amor che li` era, segnare a li occhi miei nostra favella. E come augelli surti di rivera, quasi congratulando a lor pasture, fanno di se' or tonda or altra schiera, si` dentro ai lumi sante creature volitando cantavano, e faciensi or D, or I, or L in sue figure.
Nel secolo XVI era fra il popolo più familiare l'Ariosto che il Tasso. Montaigne nel suo Viaggio in Italia racconta avere udito, passando per le strade maestre, i contadini nei campi, che cantavano l'Orlando Furioso.
Gli usignuoli cantavano mentre cadeva il sole Echeggiavan nei boschi i trilli delle gole; E un lieto canto dalle gole ascia, Un canto che diceva: Solo il nostro linguaggio è melodia Che sovra ogni idïoma si solleva!
Parola Del Giorno
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