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Aggiornato: 23 giugno 2025


La mente innamorata, che donnea con la mia donna sempre, di ridure ad essa li occhi più che mai ardea; e se natura o arte pasture da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber nïente ver’ lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente.

Io vidi in quella giovial facella lo sfavillar de l'amor che li` era, segnare a li occhi miei nostra favella. E come augelli surti di rivera, quasi congratulando a lor pasture, fanno di se' or tonda or altra schiera, si` dentro ai lumi sante creature volitando cantavano, e faciensi or D, or I, or L in sue figure.

Io vidi in quella giovial facella lo sfavillar de l'amor che li` era, segnare a li occhi miei nostra favella. E come augelli surti di rivera, quasi congratulando a lor pasture, fanno di se' or tonda or altra schiera, si` dentro ai lumi sante creature volitando cantavano, e faciensi or D, or I, or L in sue figure.

e se natura o arte fe' pasture da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber niente ver' lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente. E la virtu` che lo sguardo m'indulse, del bel nido di Leda mi divelse, e nel ciel velocissimo m'impulse.

e se natura o arte fe' pasture da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber niente ver' lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente. E la virtu` che lo sguardo m'indulse, del bel nido di Leda mi divelse, e nel ciel velocissimo m'impulse.

Io vidi in quella giovïal facella lo sfavillar de l’amor che era segnare a li occhi miei nostra favella. E come augelli surti di rivera, quasi congratulando a lor pasture, fanno di or tonda or altra schiera, dentro ai lumi sante creature volitando cantavano, e faciensi or D, or I, or L in sue figure.

La strada volgeva per una collina solatía piantata d’olivi, discendeva per una terra irrigua messa a pasture, e risalendo tra i vigneti giungeva alle fattorie di Sant’Apollinare. L’asino camminava innanzi, con le orecchie basse, a fatica: una frangia verde tutta logora e stinta gli batteva le coste e i lombi; nel basto luccicavano alcuni frammenti di lámine d’ottone.

La mente innamorata, che donnea con la mia donna sempre, di ridure ad essa li occhi più che mai ardea; e se natura o arte pasture da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber nïente ver’ lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente.

Io vidi in quella giovïal facella lo sfavillar de l’amor che era segnare a li occhi miei nostra favella. E come augelli surti di rivera, quasi congratulando a lor pasture, fanno di or tonda or altra schiera, dentro ai lumi sante creature volitando cantavano, e faciensi or D, or I, or L in sue figure.

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