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«Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni, Leardi e tutti sarebbero stati degni, come sempre, dei loro compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi combattimenti di Calatafimi e di Palermo». Felice te, che il regno ampio di venti Ippolito a tuoi verd'anni corresti. Abbiam munizioni, capsule, ed alcuni vecchi cannoni senza fusto. Che monta? li faremo.

Scommetto che il generale, Bixio nell'andarsene bisbigliò a Basso, fa assegnamento di pigliarsi con una scarrozzata le due brigate borboniche. Garibaldi rifecesi brioso e ringiovanì come al padiglione della reggia di Palermo. Nella sua lunga missione di liberatore, quel giorno deve segnalarsi fra i più luminosi perchè dei più decisivi. Calatafimi preluse a Palermo: Reggio a Napoli.

Tuttavia era Italiana, calpestava col disprezzo questa generazione d'eunuchi degli harem dello straniero, ma il suo cuore romano palpitava a qualunque bel fatto degli Italiani, e confessava a se stessa con compiacenza l'ammirazione per i militi di Calatafimi, e ne andava superba.

Il ottobre, fu il giorno della più difficile, della più terribile battaglia del 1860; Re Francesco era alla testa di 42 mila uomini, quanto vi era di più fresco nei suo esercito; Garibaldi non ne comandava che appena 20 mila. La battaglia di Calatafimi segnò la liberazione della Sicilia; la battaglia del Volturno la caduta materiale della dinastia dei Borboni.

Fu ben maliziosamente ingiusto colui, che trattò le vittorie del 60 di facili vittorie, vinte dai liberi italiani sulle truppe borboniche indigene e straniere! Io vidi alcune pugne nella mia vita, e devo confessare che le battaglie di Calatafimi, Palermo, Melazzo, e primo ottobre, fanno onore ai militi che vi presero parte, e furon disputate con molto valore.

Bixio con quella furia che fu memorabile in lui, virò a destra, arenando col Lombardo; La flotta napoletana, informata col Semaforo del nostro arrivo, ci corse subito incontro; siamo scesi in mezzo alla mitraglia, ma Marsala fu occupata. La notte dall’11 al 12 maggio la passammo vegliando ed aspettando il nemico, che non si fece vedere. Abbiamo dovuto marciare su Calatafimi per incontrarlo.

Il 15 maggio abbiamo vinto i Borboni a Calatafimi, il 21 ci siamo battuti presso Monreale e S. Martino, il 27 siamo entrati in Palermo, il 3 giugno abbiamo ricostituito il Governo con la nomina dei segretari di Stato pei varii rami della publica amministrazione. Prima di giungere a Palermo, un solo segretario di Stato era agli ordini del generale.

Io m'addormentai, sognando di battaglie, di dee, di genii, d'Italia intiera risorta, e la sveglia, con cui il mio tromba avea petrificato il nemico nel giorno antecedente, mi destò colla piacevole notizia: che il nemico avea abbandonata Calatafimi.

D’altro lato, non dobbiamo giudicare priva d’un certo gusto la nuova simpatia per la vecchia strada fuori Porta Nuova. Se oggi il Corso Calatafimi è comodo e buono, allora che si chiamava, come ancora volgarmente si chiama, strada di Mezzo Monreale, era anche bello, uno dei più belli dei dintorni di Palermo. Da quella Porta fin sopra i Cappuccini, platani, alvani e pioppi giganteggiavano in doppia fila difendendo dal sole d’estate, dalle piogge d’inverno i passanti. Di tratto in tratto, gaie d’aspetto vi sorgevano ville eleganti, e a distanze regolari fontane di limpide e salutari acque, le quali cent’anni dopo

Mosto sentì rimescolarsi, e cangiò colore non al nome di Sant'Andrea, ma a quello di Carlo suo giovine fratello caduto a Calatafimi. Veniamo, altri soggiunse, dalle galere di Favignana. Il 22 luglio del 1857 ci stringeste la mano quando accompagnaste Pisacane a bordo del Cagliari nel porto di Genova, e ci diceste: A rivederci fra poco. Passarono tre anni; ora...