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Aggiornato: 15 giugno 2025
I bauli di Nancy erano fatti, la penna d'avorio e il Libro riposti. E sulla grande tavola stava, vano e malinconico, l'immenso calamaio. Nancy era appoggiata alla finestra guardando le stelle; Clarissa si mise accanto a lei, e immerse anch'ella lo sguardo frivolo in quelle profondit
Evelina, appena Nora se ne fu andata, posò la penna sul calamaio, si alzò, si avvicinò alla finestra mettendosi il pince-nez e rimase a osservare, a spiare nella strada, studiando di tenersi ben nascosta dietro le tendine.
Risposi all'appello, e accostai l'orecchio alla parete. Voi non potete vedermi, io sì ella disse. Come mai? È un mio segreto. Davvero? Che faccio in questo momento? Avete preso in mano il calamaio. Rimasi interdetto! E ora? Vi siete sdraiato su la poltrona. Che occhi avete? In che modo potete vedere a traverso il muro? Vi basti esser certo che vedo. Mi mettete paura. Lo so.
Prima di spiccarsi dal suo vecchio amico, questi aveva cavato da una cartella che stava sulla tavola un foglio di carta e accostando alla mano di Enrico il calamaio gli aveva detto: Scrivimi qui la ricevuta e la promessa di non più giuocare.
Aldo frattanto cantava, soave e sommesso, con la testa china in avanti e i foschi capelli spioventi sulla fronte. All'improvviso Nancy pensò quanto sarebbe meglio essere chiusa, al sicuro, in una grande stanza chiara, con molti libri e un calamaio; e sapere che fuori, tra lei e il mondo, tra lei e l'oscurit
Esso erasi rifugiato dietro ad un tavolo; il farmacista fermò l'assalitore per le spalle, e nell'impeto della lotta caddero per terra con gran rumore le sedie, i libri, il calamaio, e tutti gli oggetti circostanti. Fu un tafferuglio del diavolo, che durò alcuni minuti.
Col suo cerimonioso saluto meridionale Aldo le baciò la mano. Schiavo suo, signora. ... Nancy andò nella sua camera la grande camera vuota con la vista celeste del lago e vi rimase tutto il pomeriggio. Riordinò i suoi appunti, spiegò davanti a sè i larghi fogli di carta bianca, e intinse nel grande calamaio la penna d'avorio. Poi guardò dalla finestra.
Questo s'era seduto, aveva posato il piatto sulle ginocchia; e spiegatovi sopra il foglio, prese la penna, l'intrinse nel calamaio, e domandò: Che devo scrivere? Manca talento a vostra eccellenza? Io non so.... dettate voi. Ma.... Ve ne prego. Come comanda.... Scriva dunque.... E cominciò: CARO.... FRATELLO,
I bambini, alla subita sgridata paterna, stettero lì sorpresi, come e dove si trovavano, e guardavano attoniti il padre in volto senza muoversi più e senza accennar di ubbidire. Ebbene, avete capito o siete sordi? Corpo del diavolo! gridò Antonio, battendo sulla tavola un forte pugno che fece ribalzare quel frammento di bicchiere che faceva da calamaio.
E gl'indicava il calamaio, una penna, con certi gesti quasi infantili: ma di fanciullo pervertito, e di una profonda corruzione. Il principe firmò. Toccava a lei scriver la somma che voleva. Lì per lì, il principe credette, o quasi, si trattasse d'un giuoco e non vi pensò più, nel suo inebriamento.
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