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Aggiornato: 22 giugno 2025
Nella corsa sempre più turbinosa, pareva che da un momento all'altro le lucide e fragili pareti della cabina dovessero sfasciarsi, che il pesante carrozzone dovesse forviare e frantumarsi. Ora, sotto una lunga successione di interminabili gallerie, il fracasso era talmente assordante come se intere montagne franassero.
Ariele e il valor suo tutto è pronto al voler tuo possente. Hai suscitato la tempesta che o spirito ti dissi di suscitare? In ogni più minuto particolare. Ho sconquassato tutta del Re la nave, or sullo sprone alzandola or sulla poppa e in ogni sua cabina o sopra il ponte suscitai l'incendio.
Poichè tutto fa pronto per la partenza, la contessa ed il visconte montarono in una specie di cabina, situata alla estremit
Allora affacciaronsi alla fanciulla tenere memorie; pensò alle belle sere passate nella sua valle, ed a quelle trascorse con Valancourt presso Tolosa ne' giardini della zia. Perduta in tristi riflessioni, e spesso colle lagrime agli occhi, ne fu scossa d'improvviso dalla voce di Montoni, che l'invitava a prender qualche rinfresco. Recatasi nella cabina, vi trovò la zia sola.
Appena il Casanova fu a bordo della sua nave, questa prese a salire rapidamente in linea diretta, e scomparve tra le nuvole. Durante quella giornata il nostro cavaliere di industria si tenne chiuso nella sua cabina. Verso mezzanotte fece chiamare quattro uomini di fiducia per concertare con essi il suo piano strategico.
Uno dei capi della rivolta, entrato per la finestra di una cabina di pigiatura, si dibatteva furiosamente sulla scaletta di una piscina uvaria colla bella moglie di uno czarre, la quale con ceffate e con graffi da pantera tentava di schermirsi.
Lucia, non appena fuori dell'acqua, si avvolgeva, nell'accappatoio, che Adele, la quale l'accompagnava sempre, le buttava prontamente su le spalle, e entrava subito in cabina a vestirsi.
Allora quasi fosse soffocata dalle vesti, se le strappò dal petto, e prorompendo in un pianto secco... in un singulto, in uno schianto senza lacrime, cadde prostrata in ginocchio mormorando: Dio! Dio mio! fatemi morire!... fatemi morire!... E così rimase tutta la notte gemendo e singhiozzando rannicchiata, colla febbre, in un cantuccio della cabina.
Noi eravamo nientemeno che sul Conte Cavour, vapore italianissimo e appartenente alla compagnia Aquarone. Mi sdraiai alla meglio in una cabina, quando entrò nella stanza un tale, che mi fu presentato con queste parole da un marinaro: anche lui, viene in Francia. E di dove viene? Io gli richiesi. Vengo da Milano, ed ho fatto a piedi fin qui tutta la strada... E come mai?
Anch'ella alzò lo sguardo luminoso al grappolo delle lampadine elettriche. La cabina, con la levigatezza del suo mogano, con la lucentezza dei suoi ottoni, aveva l'aspetto di un mobile, di un grande armadio rotolante. Quantunque nel fracasso della corsa vertiginosa nessuno potesse udire dal prossimo scompartimento, egli abbassò ancora la voce, le domandò quasi all'orecchio: Sei tu? E sei mia?
Parola Del Giorno
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