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Aggiornato: 12 giugno 2025
Sulle zolle che atteggiansi A smaglïanti ajuole, Tra i fiori, che si volgono Desiosi ai rai del sole, Della Morte io non veggio La larva ischeletrita; Non la Morte, la Vita, O miei fratelli, è qui!... La Morte!... Che significa Questa strana parola, Che fa sgomento ai timidi E che i forti consola? La Morte!... Chi mi scioglie Questo fatal segreto, Che al cèrebro d'Amleto Il dubbio suggerì?
Se tu fossi plebeo, ma sovra gli uomini Cui preme e sfibra il vile ozio codardo Ergessi il capo altier, E nel tuo vasto cerebro gagliardo Avvampasse la febbre del pensier, Io t’amerei, sì!... T’amerei per l’opre Tue vigorose e la tua vita onesta. Pel sacro tuo lavor; Sovra il tuo petto chinerei la testa. Forte di stima e pallida d’amor!...
Nel cèrebro fecondo Dei mille pensatori egli attinge i portenti, I segreti, che d
Frazitto, che poco lungi duellava con Pardo, si scagliò livido di rabbia sul giovinetto, e, rizzatosi sull'animale, calò un fendente tanto assestato sul cranio di lui che il filo della spada tagliato il cerebro ripercosse sulle mascelle, Fuoco, orribilmente mutilato, stramazzò al suolo; ed intanto Buscemo veniva sollevato dai soldati e recato in salvamento.
Presso qui sta di gravi opere denso un armadio di libri, che raduna in poco il mare della scienza immenso che sta sotto la luna; che la ragione delle cose amara mi distilla nel cerebro e l'essenza com'acido purifica e rischiara della volgar coscienza;
Io feci il padre e ’l figlio in sé ribelli; Achitofèl non fé più d’Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli. Perch’ io parti’ così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso!, dal suo principio ch’è in questo troncone. Così s’osserva in me lo contrapasso». Inferno · Canto XXIX La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie sì inebrïate, che de lo stare a piangere eran vaghe.
At viltatis homo crudeltatisque minister, Gaioffus, Baldum Baldique timebat amicos. Imperii zelosus erat, noctesque diesque masinat in cerebro, lambiccat, fabricat altos aëre castellos, velut est usanza tiranni, suspectumque super Baldum plantaverat omnem. At quia grandilitas animi generosaque virtus tum gratum patribus tum plebi fecerat illum, stat regno metuens, ut vulpes vecchia quietus.
E, se io estimo bene, questa mi pare quella maniera d'uomini, li quali noi chiamiamo «mentacatti» o vero «dementi», li quali, ancora che abbiano alcun senso umano, per molta umiditá di cerebro hanno sí il vigore del cuore spento, che cosa alcuna non ardiscono d'adoperare degna di laude, anzi si stanno freddi e rimessi, ed il piú del tempo oziosi, quantunque talvolta sospinti sieno dal disiderio di dovere alcuna cosa adoperare; di che quello segue che l'autore ne dice, cioè «Che visser senza infamia e senza lodo».
Tu alla sacra famiglia fa' orazione, e t'uscirá dal cor questo guascone. Marfisa alle sue massime rispose pazzi detti del secolo d'allora, che gli Ottimismi e l'altre opre famose le avean mandato il cerebro in malora. L'altra le mani agli orecchi si pose fuggendo, e credo ch'ella fugga ancora, maledicendo l'ozio, gli scrittori, il costume novello e i Filinori.
È vero!.... È vero!.... Ei calpestò un affetto, Che men compianta potea far sua vita!.... È vero!.... È vero!.... Al domestico tetto Per lui la mensa fu di duol condita!.... Ma chi di noi, sovra il proprio cammino, Non calpestò, rimpiangendolo, un fiore?... Nascer pöeta è orribile destino! Il cérebro talor soffoca il cuore! Oh! guai nascer pöeta ove la Musa Non trova il pane per nudrire i figli!
Parola Del Giorno
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