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Aggiornato: 26 giugno 2025
GIRIFALCO. Oimei, anima mia! ché sarò morto prima ch'io t'abbi. PILASTRINO. Or abbiam bello e fatto. LISTAGIRO. Rimedio non v'è piú. GIRIFALCO. Son morto. Aiuto! Misericordia! Oimè! O Pilastrino, m'han preso per il collo. PILASTRINO. Oimei! Fo voto Mi portano ancor me. GIRIFALCO. San Gimignano! Una testa di cera, s'io ne scampo. Ribbaldella, sarai pur di me sazia, che sei cagion di questo.
Per troppo brevi momenti! mormorava Maurizio, sospirando. Non son meglio che nulla? Pensate, bel cavaliere, che se mi aveste sempre al vostro fianco, verrebbe il giorno che vi.... No, no, soggiungeva, lasciando in tronco la frase, perdonami, ho detto per celia. Mi piace tanto di vederti fare quella cera lunga lunga! Sei bello, anche quando vai in collera. E ti amo tanto, Rizio, ti amo tanto!
L'odore della cera liquefatta saliva nelle nari dei giovanetti; quell'odore era dolce e tedioso e caldo. Ma essi non rimuovevano gi
86 Lo partì, dico, per dritta misura, de le coste e de l'anche alle confine, e lo fe' rimaner mezza figura, qual dinanzi all'imagini divine, poste d'argento, e più di cera pura son da genti lontane e da vicine, ch'a ringraziarle e sciorre il voto vanno de le domande pie ch'ottenute hanno.
E vidonsi in un punto aste e doppieri arrestati e frugoni e aperta guerra, zazzere abbrustolite e visi neri, berrette a croce e moccoli per terra; né si sentieno cantar misereri, ma bestemmie e un gridar: Sospingi, afferra da gole strette, con voci interrotte; e furon lacerate molte cotte. Que' gaglioffacci che raccolgon cera eran nel mezzo ad accrescer baruffa.
«Se la lucerna che ti mena in alto truovi nel tuo arbitrio tanta cera quant’ è mestiere infino al sommo smalto», cominciò ella, «se novella vera di Val di Magra o di parte vicina sai, dillo a me, che gi
Aveva un gaio abito lilla, e camminava con passo così leggero, che non avrebbe lasciato orma se il terriccio fosse stato di cera liquefatta. Portava alta la testa, un po' indietro; fra le labbra semichiuse apparivano i denti candidi. Ambedue i giovani eran diretti verso Pieve, a una passeggiata; da parecchi giorni non si erano visti. Emilia gradì l'offerta d'accompagnarla.
Tu lo guardi cosí forte, o Pilastrin? PILASTRINO. Lo voglio affigurare. Li vo' toccar la man, ché siam parenti. Filocrate crestoso, hai pur rubbato la spoglia d'un saccone? e t'hai con essa vestito? A questo estremo di prudenza t'han pur condotto i tuoi ruvidi amori? Guarda che cera! Non pare il legato de la peste e la fame?
Or dunque La Bravetta, come vide i due amici, li accolse con cera festevole, dicendo loro:
Poi la rimise giù adagino e le riassettò intorno al collo le coltri. Il notaio riprese a domandare: Che sorta di testamento vuol ella fare signora marchesa? pubblico o segreto? Segreto, segreto: rispose il curato che non aveva ancora detto sillaba, e presa d'in sul tavolino una carta ripiegata in quadrato e chiusa da più sugelli di cera lacca, la porse al pubblico uffiziale: ed eccolo qui.
Parola Del Giorno
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