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Aggiornato: 28 giugno 2025
Poi aveva dato ad Anne-Marie la sua prima lezione. La lezione fu lunga, e Anne-Marie ne emerse con le guancie infocate e gli occhi sdegnosi. Una profonda ira le bruciava il cuore. Perchè nel violino di Markowski c'era una cosa che cantava un uccelletto o una fata o una sirena e nel suo brutto piccolo violino non c'era?
E non faceva lo stesso lui?... Non si bruciava tutti i giorni con la sua passione?... Non si era bruciato fin dall'adolescenza fissando gli occhi concupiscenti su tutte le donne?... E ora che ne desiderava una sola, era peggio che mai!... sarebbe disceso irreparabilmente, sempre più giù... fino alla dannazione dell'anima... alla rovina di tutta la sua esistenza.
Guai se il capitano lo avesse udito! ma il maestro contemplando quegli occhi bruciava in silenzio, nascondeva le brace sotto la cenere, e pensando al carattere vivace dell’amico celibe, aveva doppia paura dell’amico ammogliato quantunque costui avesse dei pensieri molto più gravi di quello di sospettare del maestro Zecchini.
La sua testa bruciava di gi
Ella bruciava dei fuochi della febbre. I suoi pensieri s'infrangevano sotto il suo cranio come i cavalloni corrucciati della tempesta addentano il lido. Rientrando, alle cinque, un messaggiero portò una lettera per suo marito. Ella la prese e gliela recò. Vien dal giornale disse Sergio scorgendola. Leggila. Regina lesse: «Non abbiamo seppure una linea di manoscritto per domani.
Ricordava sopratutto un trespolo, poggiato in un canto, sul quale bruciava un qualche cosa di odoroso, evaporando nuvolette cineree che si innalzavano misteriosamente verso le pieghe del velario, lasciandosi dietro un profumo sottile e caldo di persona viva.
Il cuore le batteva forte, con violenza dolorosa; brividi ghiacciati le correvano per le ossa, mentre una fiamma calda le bruciava la faccia. La sala del teatro, che pareva un vasto selciato di teste, e la curva dei palchetti luccicanti come punti bianchi, gialli, verdi, le giravano d'attorno con vertigine affannosa.
Don Luca scavalcava viottole, improvvisava scorciatoie, saltava fossati, lasciando indietro me, i contadini, che pure correvano vedendo correre il loro parroco a cui volevano bene. Ora si sentiva il crepitìo delle fiamme, e un grido invocante aiuto. Era la voce di un ragazzo che strillava, piangendo, spaventato, davanti a la casa che bruciava. Bruciava da tutte le parti con terribile impeto.
Egli si passò la mano sulla fronte, come se facesse tutti i suoi sforzi per cacciar quel pensiero che gli bruciava il cervello, gli faceva scorrere per il corpo brividi di ribrezzo. Un soffio di vento fece oscillare la fiammella della lucerna. Che tempaccio da lupi, disse una voce. Il su Cicco trasilì, e si voltò vivamente. Era il figliolo ch'egli non aveva sentito entrare.
Oh, finalmente! pensò Pierino, e col suo frasario mezzo veneto, cominciò a raccontare tutte le angosce del dover nascondere il pacco alla dogana. Ma dovevate pagare il dazio, esclamò seccato il Direttore, che sdraiato, sonnecchiando, guardava il fumo dell'Avana, che bruciava lentamente alla candela. Dovevate pagare il dazio; era più semplice!
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