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Aggiornato: 24 maggio 2025


Da tutto egli traeva danaro: dalle conoscenze che procuravasi, dalle commendatizie di alti personaggi, da amicizie che improvvisava, da un’acqua da lui composta per ridar la freschezza della pelle alle donne, da una bevanda per far ringiovanire, da un segreto per la produzione dell’oro; e poi dagli studiati abbandoni della moglie e dalle concordate sorprese.

La signora Chiara pescava nelle proprie memorie, per rompere que' silenzi incresciosi, i vecchi aneddoti paesani, le burlette di cui in altri tempi era stato maestro il nonno Sant'Angelo, qualche strofetta allegra, di quelle che l'arguto vecchietto improvvisava ne' momenti di buon umore nella sua caffetteria di Tricesimo e che si citano ancora oggi nel Friuli insieme a' versi migliori di Pietro Zorutti.

Dalla stalla dell’Ospizio due furono levate morte sformate e parecchie ferite, e l’indomani, partendo, i negozianti piangevano come fanciulli, mentre il sole improvvisava rigagnoli nella neve e nel cielo purissimo scintillava la vetta del Monte Bianco. Quello che dicevo or ora dell’eco mi richiama in mente un altro prete montanaro.

Per Diana ci voleva ben altro. Una maraviglia, un incanto... E mai un pentimento, mai un'esitazione... E neanche una nota. Che memoria! esclamò lo zio. Nossignore, improvvisava. Demostene addirittura. La signora Valeria slanciò un'occhiata di rimprovero al fratello, mentre Diana, piccata, replicava: Oh c'erano tante persone che applaudivano... tanti professori, tante signore.

Don Luca scavalcava viottole, improvvisava scorciatoie, saltava fossati, lasciando indietro me, i contadini, che pure correvano vedendo correre il loro parroco a cui volevano bene. Ora si sentiva il crepitìo delle fiamme, e un grido invocante aiuto. Era la voce di un ragazzo che strillava, piangendo, spaventato, davanti a la casa che bruciava. Bruciava da tutte le parti con terribile impeto.

A casa difendeva in lunghe battaglie ordinate i suoi soldatini di piombo contro i soldatini di Bruno, o improvvisava una commediola nel teatrino di marionette; ad ogni scena che gli garbava, Bruno chiedeva immediatamente il bis, e l'autore si sforzava a piacer meno che fosse possibile per non ripetere, una scena dopo l'altra, tutta la rappresentazione.

Onde il Meli, attempatello anche lui, improvvisava la odicina intitolata: Li Grazj. Sai, bella Veneri, Sai tu pirchì Li Grazj currinu A la Davì? Pri fari vidiri Chi ad idda sta Rendiri amabili Qualunque et

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