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Egli correva, correva: uscì da porta S. Brigida, e senza rallentare il passo, via per la salita. Sboccò nella spianata che non ne poteva proprio più: il suo petto era un vero mantice, aveva le narici strette, con due fessette pallide dai lati, il volto tra livido e pavonazzo.

Egli, il sor Paolino, andava costruendo colle molle una catasta di fuscellini, intorno a un ceppo, che bruciava vivo vivo, ed essa, la sora Brigida, in una cuffia di traliccio, colle mani sotto il grembiule, piangeva in silenzio nell'ombra. Credi tu, amor mio, cominciò il sor Paolino, che fosse veramente una tinca che abbiamo mangiato? Credo di no, ella rispose stentatamente.

Brigida, mentre suo marito stava alla bottega, soleva discorrere con lei o le tagliuzzava foglie di verze, o le sbriciolava del pan di melica, invitandola a bere in una terrina bianca che pareva porcellana. Che dirò del sor Paolino? prima d'entrare si fermava dietro l'uscio chiamando chi-chi-chi; se fosse stata nelle nuvole, la povera bestia correva giù.

La sora Brigida invece trovava che, stando sempre in cucina sul mattone, avrebbe patito del freddo; non che volesse dire con ciò che un paio di calzette sarebbero convenute a una gallina, ma fece in modo che Paolino stendesse almeno una vecchia stuoja presso l'acquajo. E bisogna dire che la gallina avesse veramente dei meriti, perchè con niente non si fa il buon brodo, la buona stima.

Anche il sor Paolino a bottega non era più lui; stava immobile, colle mani sul canestro, gli occhi fissi in terra e pensava: Se non fosse che la Brigida ha bisogno d'un vitto sano e nutriente, chi oserebbe strappare una penna a quella povera creatura?

Succedette Gregorio XI pur francese; il quale pure pontificò primamente in Avignone; ma pressato, dicesi, principalmente da santa Caterina da Siena e da santa Brigida, restituí finalmente la Sedia in Roma l'anno 1377. Eran settant'anni appunto dalla traslazione in Francia. In Toscana, Firenze risplendeva, s'arricchiva, poteva piú che mai.

Anzi, dite pure a Brigida che, o manzo o vitello o pollo che sia, aspetti me per mettere al fuoco. Vi farò, caro sindaco, un piatticello.... Allora ordinerò di uccidere un pollo. Un'anitra varrebbe meglio. Vada per l'anitra. Giovincellina.... se è possibile...... Faremo una scorpacciata, e poi vi dirò che razza di curato......

Se si potesse tenerli in casa nella catinella i pesci, come si tengono i polli nella stia, si potrebbe vedere, soggiungeva il marito per tirare il discorso sull'argomento. Brigida si scosse sulla sua sedia e soffocò un sospiro dentro di per non dare segno a quel pover'uomo della sua sciocca debolezza.

Ma la signora s'interruppe, passava un conoscente. Eih, don Pietro. Oh, donna Brigida. Avete sentito, eh! Pur troppo! E non si sa nulla di quel ch'è stato? Nulla. A porta S. Brigida han trovato pezzi di bardatura, un fodero di coltello, una bacchetta di pistola.... e che più? ah, un piccone, uno scalpello.... Vi saluto, vado a sentire quel che si dice in piazza. E via.

Vìvevano una volta due vecchi sposi. Egli non si chiamava Taddeo, ma Paolino, ed essa, la signora Brigida, buone anime entrambe. Il sor Paolino lavorava in canestri e la moglie in raggiustare le calze; dopo trent'anni, si volevano bene come il primo giorno di matrimonio, anzi, invecchiando, miglioravano nell'amore, come il vino nelle botti suggellate. Se il Cielo mi concedesse tanto buon tempo che io potessi raccontare giorno per giorno la vita del sor Paolino, e della sora Brigida, crederei di giovare col mio libro a' miei simili, ben più che con un trattato di meccanica celeste: perchè, dopo tutto, l'amore e la benevolenza sono il pernio, sul quale la ruota del mondo gira senza stridere. Ma poichè questa consolazione non mi è concessa dalle circostanze, racconterò almeno in quest'occasione del santo Natale un episodio della loro vita, che far