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Povera piccina, povero tesoro bello, non pianga! riprese Clarice, volgendosi a Loredana, la quale rimaneva nell'ombra, e liberata la mano dalle mani di Berto, andava singhiozzando col fazzoletto sulla bocca. Fa un triste viaggio fino a casa.

Berto s'inchinò, girò sui tacchi, e perfettamente sicuro d'aver fatto il bene di Giselda, di Flopi, e fors'anco di Loredana, passò nella sala rossa, e si mischiò a un gruppo di dame che ridevano in piedi con alcuni ufficiali di marina.

Flopi le ha narrato la storia dei due milioni? chiese Berto a un tratto. Mi ha narrato ogni cosa. Egli non li rimpiange di sicuro? Pare di no, rispose Loredana sorridendo. Entrò Piero, recando il servizio per il , che dispose sul tavolino.

Nel mezzo era un tripode alto, che avrebbe dovuto vaporare essenze e che Berto invece aveva coronato con una larga ciotola di Murano dal bel colore turchino, dalla quale traboccavan fiori pallidamente rosei. Nuvole e nuvolette di fumo ondulavan nell'aria, dandole una lieve trasparenza azzurrognola entro la quale come velati apparivano i volti degli amici.

Così avrò costei sulle braccia, come non bastassero tutte le altre! concluse Filippo. Ma dove hai la testa? Quando imparerai, tu, a essere discreto?... Berto era un po' confuso; aveva creduto, dapprincipio, che Filippo lo ringraziasse e gli stringesse la mano per davvero; ed ecco che tanta gratitudine si risolveva in un rimbrotto.

Madame de la Chaux ebbe un debole sorriso. Filippo disse qualche parola a un domestico, fece preparare il tavolino da giuoco, e mentre le dame e le fanciulle ascoltavano quella specie di conferenza sul sonno, egli sedette al tavolino col conte Lombardi, col marchese di Spinea e con Berto Candriani.

Berto aveva ragione: Milan aveva piuttosto l'aria d'un gran signore annoiato che non l'aspetto d'un Sovrano. I favoriti e i baffi biondi contrastavano con l'espressione di lassezza diffusa sul volto; e dentro gli occhi grigi e freddi passavan talora lampi improvvisi, come per effetto d'un pensiero che sopraggiungesse e illuminasse o facesse tremare quell'anima.

Dunque un viaggio, tu dici? riprese Filippo, fermandosi un'altra volta davanti al vecchio amico. Io aveva pensato di passar l'inverno a Roma.... No, no, un viaggio. A Roma si sa tutto, come a Venezia; figùrati se la Montegalda, la Fioresi, e venti altre, se di Spinea e lo stesso Candriani non hanno scritto agli amici di laggiù! E ciascuno a modo suo. Come sta Berto? domando Filippo.

Andiamo laggiù! disse, accennando un alto e lungo paravento sul quale eran trapunte in oro parecchie grosse cicogne, brillanti sopra uno sfondo color chiaro di luna. Dietro il paravento? chiese Giselda, lasciandosi trascinare senza troppa resistenza. Sieda, ordinò Berto.

Berto la vide subito impallidire spaventosamente; avvicinatale una poltrona, la fece sedere, le si mise a ginocchi innanzi, e Loredana rimase un istante così, bianca in volto, gli occhi chiusi, mentre Berto andava baciandole le mani guantate.