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Aggiornato: 12 giugno 2025
GERASTO. O misero me, quando questi sassi si rompono di stracchezza, ella adesso vuol cominciare! quando finirá, se adesso comincia? in ogni modo, tu hai da star di sopra. SANTINA. Forse non son io la peggior femina trattata del mondo? GERASTO. Ti batto, forse? SANTINA. Guai a te, se avessi tanto ardire! GERASTO. Di che dunque ti lamenti?
Alla Voce del popolo Mando gli auguri miei; Pur non credo al provverbio Vox populi, vox Dei. Recenti e antiche istorie Mostran che suol tal voce Spesso Barabba assolvere Per metter Cristo in croce. Sulle tue prime liriche Domandi il voto mio; Bravo! pur che sien l'ultime, Batto le mani anch'io. Per farti degno Del paradiso Il tuo rabbino T'ha circonciso;
«Ja, yes.» Ma «O sole mio....» dall’altra riva chiama il canto che forse non ha bocca, ch’è di fantasma; e l’anima mi tocca con la carezza d’una mano viva. Batto i denti, alla pioggia. E più il mantello su me ravvolgo, e più mi sento ignuda: mi sferza il dorso la ferocia cruda del croscïante gelido flagello.
Egli capitò dal dottore in uno stato di frenesia. Il dottore stava per uscire. Il principe entrò dritto nel gabinetto di lui, prese un foglio e scrisse: «Domani, alle 8, alla Porta Maillot. Siatevi solo col vostro medico e le vostre armi. Non padrini. Il principe si volse in seguito al dottore di Nubo e gli disse: Domani, io mi batto in duello. Passerò a prendervi alle 7.
Io canto la canzon di Primavera andando come libera gitana in patria terra ed in terra lontana, con ciuffi d’erba ne la treccia nera. E con un ramo di mandorlo in fiore a le finestre batto, e dico: Aprite: Cristo è risorto e germinan le vite nove e ritorna con l’April l’amore!...
Dalla mia spoglia uscita Or batto l'agil volo, Non in un angol solo Del ciel, com'io credea, Ma vezzeggiata idea Dovunque il tuo pensier mi cerca e brama. Nel Dio che a sè mi chiama, Che in ogni stella splende, Lo spirito si accende Della mia vita corta: Seco mi tragge e porta Ovunque il tuo pensier erra e riposa.
Non corriamo troppo, tu non puoi chiamarti ancora salva. Cosa intendi di dire? esclamò l'almea sorpresa. Credi tu che i ribelli non tornino alla carica? Non sarei sorpreso se fra un paio d'ore ci vedessimo capitare addosso un due o trecento di loro. E non ti fanno paura? Altro che paura, io rabbrividisco al sol pensarlo. E che intendi di fare? Faccio montare i miei uomini e me la batto.
Ma perché piú perdo tempo in lamentarmi, e non batto la porta di Pardo? Toc. PARDO. Che buona nuova, balia mia? BALIA. Vengo con buona intenzione di farvi bene. PARDO. Ed io vi ricevo con miglior volontá. BALIA. Vi priego per l'antica amicizia che è stata fra noi, per la vicinanza e per l'etá vostra veneranda, che piacciavi darmi udienza per poco tempo.
GRAMIGNA. Ti fa buttare da un luogo eminente senza pericolo di romperti le gambe. CRICCA. Il boia lo sa fare meglio di lui: gli butta dalla forca senza pericolo delle gambe. PANDOLFO. Bastano questi. Muoio se non lo vedo: Cricca, batti la porta. CRICCA. Batto. Tic toc. ALBUMAZAR. Chi diavolo batte? CRICCA. Te ne porti in carne e in ossa!
Nè ci mancano ancor tra queste rive di quei che van segnando il chiaro nome in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode risonar BATTO: BATTO, che per l'erta del sacro monte sale a' sì gran varchi, che fatica è notar le sue pedate. Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi prende virtute a gli alti e bei suggetti.
Parola Del Giorno
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