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Aggiornato: 16 maggio 2025
Ricavò in quegli anni il medesimo Bodino da' libri dell'entrate regie, che piú aveva reso la Francia al suo re in 53 anni, dal 1515 al 1568, che non aveva fatto in 200 anni avanti; e notò che giá in 50 anni erano cresciuti sí fattamente i prezzi de' campi, che tre volte tant'oro in peso si pagavano di quel che 50 anni prima si compravano; anzi aggiunge che ormai la contea di Avignone rendeva il doppio d'entrata annua di quanto fu giá venduta in capitale, e che il simile, o poco meno, facevano tutti gli altri Stati.
Clemente VI morì il 6 dicembre 1352, dopo oltre dieci anni di pontificato e dopo aver vissuta vita piacevole e splendida. Aveva radunato in Avignone il fiore della Francia meridionale, ed introdotto il lusso alla sua corte; nelle sale del suo palazzo, gremite di belle dame, di cavalieri, di poeti, di artisti, di dotti, le feste si succedevano alle feste. Egli fu largo co' suoi nipoti, co' suoi favoriti, delle dignit
Il popolo gridava in piazza: Lo volemo romano! Fu per compromesso eletto un napoletano, e cosí suddito francese, Urbano VI. Contentaronsene i romani, ma non i cardinali francesi, i quali pochi mesi appresso elessero un francese davvero, Clemente VII. Ne seguí per quarant'anni quello che fu chiamato poi il grande scisma occidentale, una serie di papi italiani in Roma, a cui obbedivano la penisola italiana e Germania; ed una serie di papi francesi in Avignone, a cui obbedivano Francia, Inghilterra e Spagna con Sicilia.
Il severo Innocenzo VI fu il contrasto preciso di Clemente VI. Proscrisse ogni lusso dalla corte di Avignone, rimandò a Roma Cola di Rienzo, facendolo accompagnare dal cardinale Egidio Alvarez Albornoz, uno degli uomini di Stato e dei capitani più distinti che abbia avuto la Chiesa.
Giacomo Fournier fu il terzo Papa di Avignone e prese il nome di Benedetto XII. Vecchio, senza genio, ma dotto in teologia, succedette all'abile Giovanni XXII, l'amico dei re, col lodevole proposito di purgare la Corte papale dal nepotismo e la Chiesa dai mille abusi. Cominciò allora a regnare nel palazzo pontificio una disciplina severa, tutta monastica.
Morto Luchino, avvelenato, dicesi, dalla moglie , eragli succeduto suo fratello Giovanni arcivescovo. Signore giá di sedici cittá, comprò da Pepoli Bologna . Fu citato a renderne conto ad Avignone; rispose che v'andrebbe con dodicimila fanti, seimila cavalli; s'accomodarono. Tenne Bologna in feudo papalino . Minacciò, guerreggiò invano Firenze, signoreggiò Genova , morí nel 1354.
Il museo di Avignone, del resto, anche per quanto riguarda l'epoca classica, è povero in paragone di quello di Norimberga, e, tuttochè sia diviso in varî rami, non presenta più che un periodo di civilt
Era di fatti quell'Andalone del Nero che ci fu nominato altre volte, non meno celebre a Milano che fosse ad Avignone quel Tommaso Pizzano, si mal a proposito consultato dal Pusterla.
Che poteva la reazione dopo una protesta sì imponente? I crociati si perdettero d'animo. Pio X, vedendo la sua causa disperata, domandò asilo alla Francia. Voleva morire nel castello di Avignone. Ma la citt
Ma se contano all'incontrario che l'uomo era fuggito ad Avignone per intendersela col papa. Se era ad Avignone, perchè non starvi? Era dunque un guelfo marcio. Guelfo? Coteste le son novelle sparse per dare pasto a voi, gente grossa che credete. La sarebbe curiosa che fosse un peccato pei Milanesi l'essere guelfi.
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