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Del resto tu avevi il debito. Chi non paga di borsa paghi di persona. Così sta scritto. Ma vedi questi bricconi! Se la va di questo passo in Roma, tra un anno, o due, bisogner

Forse, perchè sono stato troppo felice egli rispose, in tono enigmatico. Ma Chérie credette solo al senso amoroso della frase e fece un moto di soddisfazione. Avevi dimenticato la felicit

Uno dei più caporioni, proprio quel tale che gli aveva dette le parole agrodolci riferite più sopra, gli si accostò nello scendere le scale del palazzo Carignano, e, ficcando con atto di gran degnazione il suo braccio sotto quello che il nostre Aratore aveva libero e sano, gli bisbigliò all'orecchio: Egregiamente! Il ministero è sconfitto. Ma tu avevi bisogno davvero d'esser toccato un pochino.

Mi avevi detto sei l'altro giorno. Di sei me ne hai cercate cinquecento. Se ti dicevo dodici me ne cercavi mille. E poi n'è andata la maggior parte. Avevo anch'io qualche conto da pagare. Vergogna! Vergogna aver pagato i debiti? Aver giocato. Volevo ben dire! Un po' di morale! NENNELE entra dal fondo della sala da pranzo. Vieni qui, vieni qui. Sei andata tu a chiamare il pap

Mi avevi detto nella grande, ma ho guardato anche nella piccola. È strano.... perchè.... Oh, mamma! Posso portarli via addirittura questi studi? Come volete. Ve li incarto. Prende due studi. Questi due? Sono tutti belli. Scegliete voi. MASSIMO e detti. Gran ritardo. O Max. Buon giorno, zia. A Nennele. Come va? Ti aspettavo. Mille guai. Vede Giulia coi due studi in mano. È la tua pittura quella?

E perchè? perchè odiarmi? Dio ti conceda le dolcezze che a me vennero dal tuo ricordo, quelle sante paci, quelle soavi e purissime religioni. Non ti affligga Dio coi miei martirii. A te ripeto: Sii felice! sii felice, sii felice! come quattro anni fa. E ricordo che anche tu mi avevi fatto questo augurio: Soyez heureux comme vous méritez de l'être.

Fui colpevole, lo so, fui miserabile, fui terribile nella mia vendetta, ma tu mi avevi fatta diventare una iena assetata di sangue Abd-el-Kerim, perdonami in memoria di quell'amore che.... Quell'amore s'è spento nel mio cuore, l'interruppe l'arabo sordamente. Oh! non è possibile, non lo voglio credere, tu mi ami ancora. No!... No!...

Ed è questo tutto ciò che trovi da dirmi?! Non altro per ora. Ma che donna sei? Che malvagia, che ignobile creatura ha dunque assunto il mio nome? NICOLETTA fiera, sdegnosa. Ti prego! Avevi la grande notizia da darmi: che mi hai spiata, che hai comperato un portinaio o un servo.... Me l'hai data. Ti sei cavato questo gusto abbietto e crudele. Sta bene. Ora basta. E non m'insultare.

11 Quando aspettava che di Nicosia, dove tu te n'andasti alla gran corte, tornassi a me che con la febbre ria lasciata avevi in dubbio de la morte, intesi che passato eri in Soria: il che a patir mi fu duro e forte, che non sapendo come io ti seguissi, quasi il cor di man propria mi traffissi.

Non dovevi lavorare intorno a Villon? seguitò Ariberto. Mi avevi detto, se non erro, che avresti cercato alla Biblioteca Nazionale ciò che ti occorre? C'è tempo, rispose Folco. Ora Gioconda deve divertirsi. Tocca alla contessa richiamarti al lavoro. -osservò Ariberto, sorridendo per attenuare nelle parole il senso di rimprovero. La contessa volse il capo lentamente.