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Aggiornato: 8 giugno 2025
Nel caso poi dell'uomo, passivo e della donna, attiva, lo invertimento della natura sarebbe ancor più grave. Molti autori però, con maggior probabilit
Per ciò, parecchi autori concludono che quegli il quale è reputato concubinario, benchè tale non sia mai stato, o abbia cessato di esserlo da molto tempo, nondimeno è obbligato, per evitare scandalo, di allontanare o abbandonare la donna sulla quale pesa una pessima fama. Così Billuart, t. 13, p. 351.
Sì; ma neppure gl'idi di marzo lo avrebbero veduto trucidato sotto la statua di Pompeo. Ogni uomo porta, nascendo, l'ascendente della sua stella. Avanti dunque. Voi non potete fallire, che vi sovviene copia di autori volgari, greci e latini. D'altronde perchè repugnate commettervi alla fortuna? Ella governa il mondo.
Pochi, in Italia, badavano a questo dissidio. La Direzione Romana redarguì gli autori con parole severe. Inattivi e fuor di contatto col popolo, gli anonimi del Comitato Latino non potevano nuocere sensibilmente al nostro lavoro.
Si capisce che mandò subito i suoi padrini ai compilatori dell'ibrido giornale. Andarono questi e trovarono Ferrero, che rifiutò di battersi per un giudizio letterario. Povero a lui, diceva, se avesse dovuto dare soddisfazione sul terreno a tutti gli autori fischiati, o degni di esserlo! In quell'idea s'incocciò, nè ci fu verso di smuoverlo, neanche con qualche frase un po' dura.
AP. Che libri son quelli, e in che tempo furon dati fuora? DIC. Sono molti, dati fuora sessanta anni fa, e a tempi nostri uno. AP. Chi sono gli autori?
Fra le poesie di questi quattro autori è fatica perduta il volere rintracciare un'occasione di diletto estetico un po' prolungato. Quelle dell'arciprete sono, tanto o quanto, le piú degne d'essere conosciute dai filologi.
Quella sera Maurizio fece una mezza dozzina di partite a carambolo, perdendole tutte, e la testa per giunta. Ma un vincitore a carambolo, facendo le sue lunghe serie di colpi, non ha tempo nè modo di guardare dove il suo avversario abbia la testa. Così la sera passò, triste conclusione di una triste giornata. Le giornate, poi, si seguono e non si rassomigliano. La mattina seguente capitò Gisella al Castèu. Veniva in apparenza a prender l'amica, per andare con lei alla predica. Nel fatto, voleva combinare in casa il signor di Vaussana, per domandargli un libro in imprestito; un esemplare del nuovo Testamento, niente di meno. Desiderava di leggere l'evangelio di san Giovanni e le epistole di san Paolo; due autori che il quaresimalista citava spesso e volentieri. Nella libreria della Balma il nuovo Testamento non c'era, e per una buona ragione: per la stessa ragione non c'era neanche il vecchio. Ma oramai non sarebbe più stato così: Maurizio offriva l'uno e l'altro, non gi
Della serie di quelle turbolenze non accade giá farne racconto, perché ella è ormai nota nelle storie appresso piú autori, essendosi alla malcontentezza delle soldatesche per le monete mescolata l'ambizione e l'interesse de' grandi, con pericolo di total sovversione del governo.
Con sentenza del Consiglio di guerra divisionario sedente in Genova, de' 14 giugno dello stesso anno, fu condannato, insieme con Vittore Mascarelli e con Giambattista Caorsi, «alla pena di morte ignominiosa», e venne dichiarato esposto «alla pubblica vendetta come nemico della patria e dello Stato» e incorso «in tutte le pene e pregiudizi imposti dalle regie leggi contro i banditi di primo catalogo». La sentenza li dice tutti e tre «autori di una cospirazione ordita in Genova, nei mesi di gennaio e febbraio, tendente a far insorgere le regie truppe ed a sconvolgere l'attuale Governo»; incolpa il Caorsi «di avere fatto provvista d'armi, state poi ritrovate cariche, e di munizioni da guerra»; il Garibaldi e il Mascarelli «di aver tentato, con lusinghe e somme di denaro, effettivamente sborsate, d'indurre a farne pur parte alcuni bassi uffiziali del corpo reale d'artiglieria».
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