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Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense». Queste parole da lor ci fuor porte. Quand’ io intesi quell’ anime offense, china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?».

Mentre questi a fuggir veloce attende, Ver lui col ferro il gran Guerrier si volve, E 'l piè quando per l'aria egli il sospende, Fagli cader su la minuta polve; Ei storpiato in sul terren si stende Sangue versando, e giù del cor dissolve Lunghi sospiri, e tre fiate chiama Ariaden, cui di gran tempo egli ama.

«Ho provveduto a questo, Messererispose D'Angalone: «egli vi attende bardato alla soglia del palazzo.» «Gran mercè, Conte; voi avete molto bene operato

Egli dice io vengo adesso di casa sua che i debiti di giuoco si pagano sul tavolo o si saldano con la spada. Chi attende, deroga; e che egli è di vecchia razza. Per conseguenza, se non riceve in giornata, o domani, i quindici mila franchi che gli dovete, egli vi schiaffegger

Un altro gravissimo problema, da lungo tempo agitato, quello del miglioramento delle condizioni di vita delle plebi del Mezzogiorno, attende non dalle leggi, ma da uomini nuovi e da iniziative vigorose, la sua soluzione. Scuole, strade, acqua, le supreme necessit

Poichè all'uomo abituato alle nequizie poco costa una nuova, Luchino stava aspettandola colla indolente attenzione onde l'uccellatore attende la preda al paretajo. Forse, erudito come era, gli veniva in mente quell'imperatore romano che, carezzando la testa d'una sua amata, le diceva: Mi piaci tanto più, perchè penso che con una parola posso fartela balzare ai piedi».

Ne attende il ritorno; e mentre le mani assidue lavorano, chè egli non può rimanere a lungo senza lavorare, il suo sguardo spia la via che conduce al castello del signorotto, attendendo il ritorno del curatore d'anime, curioso di rilevare, ciò che egli ha potuto ottenere.

Ma invano poi sull'inquieto fianco Sonno benefico Attende mesta fino alla mattina. Oh! perchè abbrucia il suo guanciale, bianco Come la neve sopra vetta alpina? E perchè pallido Ogni più diventa il suo bel volto, Più flessüosa par quando cammina? E che le fa l'aureo crin disciolto Ad ogni zeffiro, E che le forme pure e sculturali, Se l'occhio indarno all'orizzonte è vólto?

Per essi una rivoluzione è poco più di un tumulto di mercato, se vi arrivano nell'ora dello scoppio: una catastrofe di governo non ha l'importanza della caduta di un ponte: ogni finale di dramma ne sia Cristo o Socrate, Caio Gracco o Cola da Rienzi, Cicerone o Savonarola il protagonista, diventa uno spettacolo pagato largamente dalla fatica di un viaggio interminabile. Essi vanno, ma non arrivano e non ritornano mai. Non aspettano alcuno e nessuno li attende: non migrano perchè non intendono fermarsi, non viaggiano perchè non hanno scopo, non lavorano perchè ogni lavoro suppone un ambiente, ma guardano e girano. L'abbandono di ogni ricchezza, il dispregio di ogni posizione li rende superbi, ma la coscienza della inanit

Cotanto appena il rio demon favella, Che s'involve di nebbia atra e profonda, Ma lascia l'oro avvelenato; ed ella Ponselo a bocca, e tutto il cor n'inonda; fra tanti martir punto men bella, Stassi del caro letto in su la sponda; Ivi del suo signor la destra prende Con la sua destra, e l'ultim'ora attende.