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Aggiornato: 14 giugno 2025
Eugenia B..., figlia di ricchi genitori che avevano pensato a ritirarsi dagli affari per godere nella vecchiaia i discreti frutti del loro assiduo lavoro giovanile, era una graziosa fanciulla sui 18 anni. Fra i molti adoratori, un giovane per nome Horimonte aveva saputo far breccia nel suo cuore e farsi amare. Era un giovanotto di belle apparenze, quantunque nascondesse sotto la sua ricercata eleganza e compitezza un cuore cattivo e un animo perverso. Tuttavia tanto seppe fare e dire che entrò anche nelle grazie dei genitori, i quali illusi e privi d'ogni informazione sul suo conto, lo tenevano caro e vedevano di buon occhio l'amore dei due giovani. Horimonte era pieno di attenzioni per la sua giovane sposa che in certo modo amava, ma d'un amore vivo e volubile quanto il suo carattere; cercando di nascondere i suoi difetti egli non faceva pompa che delle sue buone qualit
Ma se al tuo figlio con blandi colloqui, pieni di mille apoftegmi e auree sentenze, l'ammoniva che tutto era frustratorio, che gli ultronei piaceri s'amplexano e fan parvipendere ogni animadversione, mi insultava e minitava; che potea far io decrepito e micròpsico, che appena la fluctuante anima hos regit artus? bisognava succumbere. Però perpendi il mio animo insonte e la bona qualitas mentis.
Che cosa diresti, amor mio, se morto improvvisamente il macchinista di un treno in partenza, si chiamasse il primo venuto; fosse poi un facchino o un avvocato; un giornalista o un medico e gli si dicesse: Animo, montate in macchina e guidate il treno alla sua destinazione.
A Livorno il parlare di numeri e di cabale è tema favorito; sono sì buoni i Livornesi che credono ai sogni: perciò la finta maga si attirò la simpatia dei circostanti; e più di un giovane elegante, tirato fuori il taccuino, vi segnò col lapis i tre numeri bizzarramente dati, con animo di giuocarli davvero e ristorare le abbattute fortune.
Via, non pensarci; a cosa fatta, vi metterò io in pace. Eccolo! Scende dal Tabulario, con Porcio Catone. CATONE, col bastone d'avorio, VALERIO, ERENNIO e Detti. Animo, d
Animo, via! soggiunse mastro Jacopo. Vieni in Duomo, a vedere come te l'hanno conciato, il tuo povero affresco. Sar
Se egli pensasse a noi, supporrebbe che noi viviamo una vita di delizie. Invece il nostro animo è nient'altro che tranquillo, ed in un angolo del nostro cuore veglia la malinconia. E se nella condizione nostra mettessimo ora un gran signore, il signor Carpi, per esempio, si troverebbe miserabile.
PROTODIDASCALO. Bona verba, quaeso. FILASTORGO.... Che? se tu avessi visto gli atti e le parole, aresti giurato o che egli non fusse egli o che io fussi un altro. PROTODIDASCALO. Udienza per due verbicoli. FILASTORGO. Hai tu forse animo d'iscusarlo?
Nel presentare, per così dire, la psicologia di questo immane uomo di Francesco Cènci, in qualche parte io me ne sono giovato; e ciò tanto più dichiaro volentieri, in quanto che noi altri italiani andiamo lieti palesare animo grato a cui mostra amare le cose nostre, e noi; come di altissimo disprezzo proseguiamo cui per maligna ignoranza si fa nostro detrattore.
«Animo, figli miei,» favellava la Regina «è la prima questa delle procelle che udite? conviene questo terrore a figli di Re?» «E che? madre,» rispondeva Yole «non devono i Re tremare di Dio?» «Devono, ma troppo tornerebbe a sconforto, o figliuola, attribuire ogni tempesta allo sdegno del cielo.»
Parola Del Giorno
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