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Aggiornato: 30 giugno 2025
PEDANTE. Restò dunque Altilia e la balia, la notte, in poter di Giacomino? LARDONE. Come v'ho detto. PEDANTE. Saran giá venuti all'illecebre amorose, agli amplessi cupidinei e a' bagi desiderati! Come farem dunque per riconoscerla?
ALTILIA. Se voi miraste nel centro dell'anima mia, vedreste veramente ch'io in me muoio per vivere in voi; e la donazion che ho fatta di me stessa a voi, è irrevocabile tra vivi, e ve ne ho dato giá il pacifico possesso.
Sappia il mio caro Cappio che dal dí che mi partii dalla mia Altilia l'anno passato da Salerno, restai il piú misero ed infelice uomo che viva; ma ben aventurato e felice che, in questa mia miseria ed infelicitade, la memoria de' ricevuti favori e la speranza di avere a tornar presto a rivederla son stati saporitissimo cibo alla fame e al digiuno de' miei pensieri, che agl'incendi miei desideravano rinfrescamento; ché s'io avessi voluto con importuna temeritá violar la modestia, la generositá dell'animo suo e il merito del suo amore, arei conseguito da lei quanto desideravo.
Il pedante non mi conosce né mai fu in Napoli: stimará la nostra casa il Cerriglio; e venendo Altilia in casa nostra, puoi imaginarti se sará ben pasciuta di saporitissimi cibi. LARDONE. Dubito che questi cibi non mi strangolino. CAPPIO. Tu non ti morrai piú di fame. LARDONE. Ma di capestro. CAPPIO. Eh, tu vuoi la baia! LARDONE. Eh, tu mi drizzi al boia!
LARDONE. Avertite, non mangiate senza noi. ALTILIA. Il Ciel vi dia ogni contento, anima mia. GIACOMINO. E che maggior contento potria darmi la sorte che darmi voi? ALTILIA. E vi sia sempre lieta e propizia ogni stella.
Per vini, liquori di vini grechi, lacrime, moscatelli di amarene. Queste vivande nuove ti scacciaranno dal corpo quella fame invecchiata che tu dici. LARDONE. O che prurito alla gola! Eccomi per servirti a piedi ed a cavallo; ma intendiamo, che servigio volete da me? CAPPIO. Ben sai quanto Giacomino mio padrone muore per Altilia e quanto è riamato da lei.
ALTILIA. Poiché io non posso esser figlia se non d'un padre, amerò voi con quel vero amore che dee amare un'amorevole e obedientissima figlia; il maestro che m'allevò con tanta caritá e affetto paterno, l'amerò con un perpetuo obligo di servitude; il finto padre, come istrumento della mia felicitá, l'amerò con amor verissimo e non finto.
Io moro considerando quella valletta fra quei due pomi, oggetto di tutti i miei pensieri, nido dell'anima mia; or che saran l'altre cose che non si vedono? ALTILIA. Mangiate; non sète ancor sazio di mirarmi? GIACOMINO. Ancor non ho cominciato, perché non so da dove incominciare a rimirarvi.
Vi prego che mangiamo insieme questa mattina in questa casetta, la qual da oggi innanzi sará piú vostra che mia. ALTILIA. Padre mio, non mi abbandonate e non mi private di voi cosí presto. Desidero che oggi ci riveggiamo insieme, e rendervi le grazie di tanti favori e grazie che in tanto tempo m'avete fatte in casa vostra. PEDANTE. Silenzio; faciam.
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