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Aggiornato: 11 giugno 2025


È proprio così, è proprio così! esclamò Ernesta facendosi rossa in viso dal piacere. Oh! perchè se queste cose le pensa non le crede? Agenore ripigliò il filo, parlò del perispirito, del presentimento, degli spiriti famigliari, della comunicazione del pensiero dei vivi coi morti, con un accento fra il desideroso e l'incredulo, e finalmente crollò il capo in atto di sfiducia.

Passò un mese. «L'amico Leonardo non è tornato....» aveva detto il dottor Agenore quindici giorni prima; Ernesta si era accontentata di levare gli occhi e di lasciarsi uscire di bocca sbadatamente: «Ah!» «L'amico Leonardo non è ancora tornatoaveva ripetuto il dottore la settimana innanzi; Ernesta non aveva più risposto nulla.

E mi consigli? Di non risolvere nulla per ora. Impossibile... impossibile... impossibile. S'ha a finire; ieri dopo il desinare, bisticci, ieri l'altro idem; e indietro e indietro sempre bisticci e scene analoghe.... Le ho detto che oggi le avrei risposto ed oggi le risponderò. Leonardo aveva finito di vestirsi e si guardava intorno. Vacci subito, disse Agenore, spicciati, io ti aspetto qui....

Ernesta stette zitta. E che Leonardo e tu vi vogliate bene come nei primi giorni! Ernesta zitta. E dimmi un po' dove è andato tuo marito? A Spa per fare i bagni. È ammalato? Agli occhi. Gravemente?... Spero di no.... Tutte queste domande imbarazzavano molto Ernesta; ancora un paio e la non avrebbe saputo che rispondere.... fortunatamente entrò in quella il dottor Agenore.

Si drizzò, stette in ascolto, come un ladro che ha carpito un tesoro, tornò senza far rumore al suo seggiolone e, quando si credette al sicuro, sorrise. Ernesta, che lo guardava ad occhi aperti, lasciò scorrere una lagrima dove si era posato il primo bacio d'amore di suo marito. Una rivelazione del dottor Agenore.

E ancora girava il capo come un automa, e ancora fissava gli occhi sbarrati nel dottore.... Poco stante lo vide muovere verso l'infermo e tremò tutta. Ci siamo? domandò il cieco. Nessuno gli rispose. Il dottor Q.... volse il seggiolone in modo che la luce non battesse sulla faccia del paziente, poi spalancò la finestra, e guardò verso Agenore.

Per spiegar meglio quel concetto, Agenore aggiunse sottovoce: «Quanto a riescire, riescono.... ma!...» E tenne dietro all'oculista promettendo di ritornare dopo il mezzodì. Ancora Leonardo ed Ernesta rimasero soli. «Innanzi, disse la povera donna facendosi forza per nascondere il suo affanno, innanzi; sei rimasto al tavolinetto nero con intarsiature di madreperla.

La mestizia di Ernesta, cui le parole del medico suonavano dure per la prima volta, faceva una meschina figura al confronto di quell'acuto dolore. Si parlò ancora e sempre di cateratte; Virginia era curiosissima, ed il dottore Agenore, impastato egli pure di creta come tutti i dottori, sapeva di non trovar ogni giorno un'occasione di sfoggiare le sue reminiscenze scolastiche.

Risultato ultimo d'una discussione filosofica. Da molti giorni Ernesta non era uscita di casa. Ti ammalerai aveva detto il cieco, perderai il roseo delle guancie, ed io non potrò nemmeno accorgermene per dirti: «cattivella, vediQuel pomeriggio l'infermiera si arrese, accettò di scendere in giardino a fare una passeggiata, a patto che il dottor Agenore rimanesse a tener allegro l'ammalato.

Ho.... soggiunse Agenore, che è quasi mezzogiorno... e che a quest'ora dovrei essere.... Il babbo sar

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