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Aggiornato: 11 giugno 2025


Allora il dottore diè un balzo, spalancò l'uscio del salotto e chiamò Ernesta. Venga, venga, signora mia; sono io di troppo.... e me ne vado. Due risate squillanti lo accompagnarono un tratto. Poi il medico ritornò a raccomandare serio serio «non si commettessero imprudenze» e ad avvertire che sarebbe venuto il domani molto di buon'ora. A domani disse Agenore.

Ernesta guardò un istante il dottore con un impercettibile sorriso di malizia, poi andò a raggiungere la cuginetta. Per tutto il tempo impiegato da Bortolo nell'aiutare a vestire il padrone, Agenore parve affaccendarsi singolarmente egli pure intorno all'amico Leonardo; in realt

Leonardo entrò presto in convalescenza; mano mano gli fu concesso di star senza la benda nelle ore del crepuscolo, di andarsene in campagna, di far uso degli occhi con occhiali; e finalmente Agenore disse all'amico con una solennit

No, no, disse il cieco, starò tranquillo. Va bene, ed ora me ne vado proprio.... Ma Leonardo gli stringeva la mano e non lo lasciava. Vuoi qualche cosa? domandò Agenore; ah! ho capito!.... No, non hai capito.... soggiunse il cieco come mormorando fra e , ma in modo da essere inteso dall'amico: Non oggi, non oggi. Sta bene, disse il dottore, ed uscì facendo un cenno ad Ernesta.

Agenore si guardò intorno, poi guardò ancora Ernesta; era immobile e pensosa. Senta, prese a dire, stringendo la mano che aveva tenuto nella sua, senta... E invano volle andar oltre. Ernesta non sollevava il capo, pensava sempre.

Aveva trovato! I modi di Ernesta, tra il beffardo e il romantico, quello spasimo nervoso finito in un singhiozzo, la stessa studiata indifferenza con cui la bella l'aveva accolto, tutto concorreva nella gran rivelazione. Agenore non era un gaglioffo; anche cedendo alle lusinghe di questo fantasma, non attribuiva scioccamente la sua fortuna al merito della propria testa lanosa e del proprio naso affilato; conveniva anzi con rara modestia che la cosa era andata così perchè non poteva andare altrimenti, vale a dire perchè Ernesta era nell'et

E siccome il dottor Agenore aveva studiato medicina per amore della teorica, e si era limitato nella pratica alle costipazioni degli amici, non è temerario asserire che egli era una creatura press'a poco innocua.

Ernesta non rispose nulla, ma, seria seria in viso, faceva di no col capo. Agenore guardò la bella, poi la faccia sorridente di Leonardo; depose lo schioppo in un canto e ripigliò a dire beffandosi: Sar

Ah! ed è dunque gravemente ammalato negli occhi quel povero signor Leonardo? domandò Virginia rivolgendosi direttamente al dottore. Disgraziatamente , rispose Agenore non comprendendo il significato dell'occhiata della padrona di casa è minacciato da una cateratta. La sensibilissima Virginia si lasciò sfuggire un piccolo grido di terrore. Cieco!... Cieco!... E tu non mi dicevi nulla, Ernesta?

Il dottor Agenore si vide così sbalzato dall'esordio alla perorazione, senza aver fatto un passo; prima di rispondere provò a puntellarsi. E ci ha ella proprio pensato? Ed è venuta per davvero alla conclusione che questa vita è intollerabile? Ed è certa di non aver avuto un po' di febbre, una momentanea irritazione nervosa?

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