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Aggiornato: 11 giugno 2025


Il dottore non fiatava; ed il cieco con voce sommessa e carezzevole: Agenore, non mettermi alla tortura; ho ancora delle debolezze, mi vergogno, ho paura di farti ridere... dovresti indovinare tu... L'amico sprigionò un sospiro lungo lungo, poi disse: Non ci vuol molto ad indovinare... sei innamorato di tua moglie...

Entrò Ernesta e sorrise; entrò la signora Virginia Rinucci e chinò gli occhi a terra. Agenore si credette in dovere di fare un saluto; ma la vergine arrossì. E per un quarticino d'ora, ad ogni volta che al dottore senza avvedersene accadeva di guardare la signorina o di rivolgerle la parola, la signorina arrossiva e chinava gli occhi a terra.

Agenore fingeva di pigliar fuoco e di spegnersi, ed il suo apostolo si infervorava a tenerlo acceso, piantava gli occhioni in faccia al miscredente, gli stringeva le grosse mani, non gli lasciando una fibra senza un fremito, soffiandogli nelle vene un calore niente affatto spiritico.

Ed a lei pare sicura? domandò Ernesta. A me pare sicura.... sicurezza medica, s'intende, che non è sicurezza matematica. Per quanto Agenore ingrossasse la sua voce di falsetto, aveva l'ansia quasi al par di Ernesta. Il più sereno dei tre era Leonardo, il quale in un attimo fu vestito ed accomodato sul seggiolone.

Agenore! aggiunse il cieco. Io proprio; avrei potuto star qui fino a domani, che non vi sareste accorti di me. Io me n'era accorto disse Leonardo, ma credevo che tu pure ascoltassi quello che dice l'usignuolo. Non ne ho l'abitudine, la piglierò quando avrò moglie.... E prego Dio che sia presto! disse Ernesta scherzando. Ed io prego il suo Dio di tapparsi le orecchie....

Alla prima approvazione scherzosa, che era di Ernesta, la cuginetta rizzò il capo ed appuntò le labbra pronta a combattere come un'eroina; alla seconda approvazione, ch'era del dottore, chinò gli occhi a terra al par d'una vergine imbelle. Non ha altr'arme che il pudore, ma evidentemente ne abusa pensò Agenore fa il mulinello continuo.

Che fa Leonardo? domandò Ernesta mordendo una ciambella in modo da mettere in mostra i dentini. Quello che è solito fare, rispose Agenore con accento commiserativo.... nulla.... passa la vita al Caffè ed al Circolo; si ammala, si finisce da , è cosa intesa e non ci si pensa nemmanco più. E che si fa al Caffè ed al Circolo?

E siccome s'indugiava a rispondergli, soggiunse: È vero, sono stato su più del solito.... guai se lo sa Agenore.... Bortolo dammi mano.... senti, tira vento.... si spegner

Agenore trovò quel quarticino d'ora eterno, sebbene lo spendesse a studiare coscienziosamente l'organismo del pudore, e finì ad andarsene dicendo che con un organismo simile era un peccato che la signorina Rinucci rimanesse zitella, e che il mondo le doveva un marito... E in così dire rideva, il disgraziato!... Un sogno ad occhi aperti.

E Leonardo, trasformato in volto dall'ottima idea che gli era venuta, uscì guardandosi intorno per paura di incontrarsi colla sposa; quando fu sul pianerottolo, si fregò le mani come uno scolaro e scese le scale a precipizio. Missione diplomatica. Il dottor Agenore aveva accettato il difficile incarico con un po' di leggierezza.

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