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Aggiornato: 5 giugno 2025


Messer Dardano Acciaiuoli udì da monna Ghita come Spinello fosse ritornato in patria, grandemente mutato da quello di prima, e come il suo animo, di triste che era, ed inchinevole ad una dolce malinconia, si fosse ottenebrato di schianto.

18 Ecco il dotto, il fedele, il diligente secretario Pistofilo, ch'insieme con gli Acciaiuoli e con l'Angiar mio sente piacer, che più del mar per me non teme. Annibal Malaguzzo, il mio parente, veggo con l'Adoardo, che gran speme mi d

Ma proprio in quel punto messer Dardano Acciaiuoli lo prendeva amorevolmente per un braccio. Vedete, Tuccio, com'è bello quest'angiolo! diceva il vecchio gentiluomo. Se si potesse muovere un rimprovero all'artista, ignorando quello che egli ha voluto fare, si direbbe che è troppo bello, per rappresentare lo spirito del male.

Ora avvenne che, passando ogni giorno per la via della Scala e davanti alla chiesa di San Nicolò, nuova fabbrica edificata allora allora per voto di messer Dardano Acciaiuoli, l'accoramento di Spinello Spinelli desse nell'occhio ad un cavaliere, che per sue ragioni doveva trovarsi spesso col

Il bravo e modesto artefice cascò dalle nuvole udendo quella domanda di matrimonio fatta a sua figlia da un pittore famoso e recata a lui da un uomo così ragguardevole, da uno dei maggiorenti di Firenze, qual era messer Dardano Acciaiuoli. Non accettò , su due piedi, perchè voleva interrogare sua figlia, ma in fondo in fondo perchè non credeva a' suoi medesimi orecchi.

Tuccio fece un atto di meraviglia, seguito da un inchino profondo. La casa degli Acciaiuoli era una tra le più chiare di Firenze. Il giorno seguente, scambio di accompagnare l'amico fino in piazza di Santa Maria Novella, Tuccio di Credi si fermò davanti alla chiesa di San Nicolò. Entriamo? diss'egli. Per che fare? domandò Spinello. Per vedere.

Da pochi giorni s'è finito di fabbricare: rispose cortesemente il vecchio. Gli affreschi verranno, quando avremo trovati i dipintori. Siete dell'arte, voi? Maisì, messere; io di poco valore, il mio compagno di molto. E il vostro nome, se è lecito saperlo? Io mi chiamo Dardano Acciaiuoli. Spinello fece una mezza riverenza, per obbligo di cortesia.

Mastro Zanobi temeva un pochino quantunque non lo lasciasse trapelare a nessuno, che il pittore, entrato una volta in casa, non gli girasse nel manico, trovando, come suol dirsi, il vino troppo diverso da quello che prometteva l'insegna. Spinello venne, e fu proprio il caso di aprir l'uscio a due battenti poichè messer Dardano Acciaiuoli si era degnato di accompagnare il suo giovane amico. Per fidanzato gli parve un po' grave; ma forse era da attribuirlo alla timidit

Una settimana dopo il dialogo che io v'ho riferito brevemente, si rizzavano i ponti e Spinello si metteva al lavoro, aiutato da Tuccio di Credi, il quale macinò e mesticò i colori del suo compagno d'arte, diventato suo principale, assai meglio che non avesse fatto in Arezzo. messer Dardano Acciaiuoli ebbe a pentirsi della commissione data a Spinello Aretino.

Vi ho detto come quel degno gentiluomo che era messer Bardano Acciaiuoli amasse Spinello Spinelli. La mestizia del giovine pittore lo aveva colpito; il suo ingegno messo alla prova, lo aveva stupefatto; la sua bont

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