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Aggiornato: 12 maggio 2025


RUFINO. Ve ho da parlare de cosa importante. PRUDENZIO. E da parte de chi? RUFINO. Venite a basso, se volete, che ve llo dirò. PRUDENZIO. Adesso vengo. REPETITORE. Che bona nova è questa? RUFINO. Come lui viene abasso, lo saperete. REPETITORE. Sono forsi cose d'amore? RUFINO. De grazia, non me llo adimandate; ch'io non vel voglio dire, se non ci è lui.

Ma io non so se lo trovarò svegliato. Pur credo che . Non può essere che di quanti sassi che gli ho tirati non gne nne abbi còlto qualcuno. I' vo' pichiare, insomma. Tic, tac. REPETITORE. Non so che me fare, se io interrogo a costui che cosa vole. RUFINO, Certo saranno adormiti. Tic, toc, tac. MALFATTO. Chi è abasso? RUFINO. Respondesti pur, quando non potesti fare altro.

MALFATTO. Vedi che pur me ssi è ricordato lo nome. Oh che poco cervello! Gran cosa ch'io non tengo troppo bene a mente! e sono cosí grande! CECA. Dove sei? non odi? Oh poco-in-testa! MALFATTO. Che volete? CECA. Adesso viene abasso. MALFATTO. , , venga pur, ché lo mastro l'aspetta ed è un pezzo che sta in ordine. IULIA. Chi è quello che vole Minio? MALFATTO. Simo noi, ché lo vole lo mastro.

MALFATTO. Misser no. Non ce è altri qua che lui, esso e io. RUFINO. Con chi l'hai? a chi respondi? MALFATTO. Orsú! Bona sera. RUFINO. Malanno che Idio te dia! Tic, tac. MALFATTO. Che vòi? che hai? RUFINO. Ècci el tuo patrone in casa? MALFATTO. Che patrone? che patrone? Io non ho se non un compagno che sta qua dentro che se chiama lo mastro. RUFINO. Va'; e digli che venga un poco abasso.

MASTRO ANTONIO. , , misier . Che se n'è fatto de quel vostro mistro? REPETITORE. Non est in domi. MASTRO ANTONIO. Che desi? Non ghe in Roma? REPETITORE. Dico domi, domi. MASTRO ANTONIO. Missier . E' me l'ha be' ditto che ghe vegna. REPETITORE. Oh che pulchra festa ch'è questa! MASTRO ANTONIO. De grazia, vegnite un pochetin abasso, ché voio parlar con Vostra Magnificenzia.

MALFATTO. Diteme un poco: avete moglie voi? Perché non me respondete? Ve voglio bene io, , alla fede: demandatene un poco allo mastro. E vorrei dormire con teco, sempre, sempre. Te sono innamorato, , per Dio. RITA. Diavolo che venga mai piú! MALFATTO. Vòi che venga abasso e che te basi un poco? RITA. Eh, sciagurato, tristo! MALFATTO. O che sei vecchia e brutta? Fio. Cancaro te venga! Fio.

MALFATTO. Non ce è oste qua. Sta piú abasso la taverna. REPETITORE. E vieni a oprire! MALFATTO. Aspetta, ch'io vengo adesso. Ah! ah! ah! ah! Te llo credevi, eh? REPETITORE. Oh! tu sei el bello apro! MALFATTO. Misser no, che non voglio aprire. Vòi che te llo dica meglio? REPETITORE. S'io vengo de sopra, te farò un servizio che sarai memor di me. MALFATTO. Fu!

Allora el dimonio non potendo sostenere l'umilitá della mente la speranza della mia bontá, disse a te: Maladecta sia tu, ché modo non posso trovare con teco! Se io ti pongo abasso per confusione, e tu ti levi in alto a la misericordia. E se io ti pongo in alto, e tu ti poni abasso, venendo ne l'inferno per umilitá, e intro lo 'nferno mi perseguiti.

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