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Continuarono ad ascoltare, e non sentirono più nulla. «Questo è stranodisse Sant'Aubert, rompendo alfine il silenzio. Stranissimodisse Emilia. È verosoggiunse Voisin; e tacquero tutti. Dopo una lunga pausa, Voisin ripigliò: «Sono circa diciotto anni che intesi questa musica per la prima volta in una bellissima notte estiva, men ricordo; ma era più tardi.

Emilia, affacciatasi ad una finestra, volse gli sguardi sulla campagna, e vide con sorpresa molti oggetti, di cui conservava ancora la memoria: i campi, i boschi ed il ruscello che aveva traversati con Voisin una sera, dopo la morte di Sant'Aubert, nel tornare dal convento alla casa di quel buon vecchio.

Il morente aprì gli occhi; egli esisteva ancora, ma erano gli ultimi sforzi della natura affralita, ed in breve la sua anima volò innanzi al Supremo Motore. Emilia fu strappata a viva forza da quella camera da Voisin e da sua figlia, che procurarono di calmare il suo dolore; il vecchio piangeva con lei, ma i soccorsi di Agnese erano più opportuni.

La sera precedente alla sua partenza, andò a casa di Voisin per congedarsi da quella buona famiglia, ed attestarle la sua riconoscenza: trovò il buon vecchio assiso sulla porta, fra la figlia ed il genero, che, riposando in quel momento dai lavori della giornata, suonava una specie di flauto somigliante ad una zampogna.

Il marchese di Villeroy ne era il possessorerispose Voisin con fare d'importanza. Ahdisse Sant'Aubert agitatissimo: «siamo dunque così vicini a Blangy? Era la dimora favorita del marchesesoggiunse Voisin; «ma la prese in antipatia, e son molti anni che non vi è stato: mi fu detto che è morto da poco tempo, e che questo feudo passò in altre mani

Qualche volta, a mezzanotte, quando non posso dormireproseguì Voisin, il quale non badò a quell'osservazione, «l'ho sentita quasi sotto le mie finestre, mai ho intesa musica tanto piacevole: essa mi faceva pensare alla mia povera moglie, e piangeva. Talfiata apersi la finestra per procurare di scorgere qualcuno, ma nell'istante medesimo cessava l'armonia, e non si vedeva nessuno.

Torniamo ora in Linguadoca, ed occupiamoci del Conte di Villefort, lo stesso che aveva ereditato i beni del marchese di Villeroy, in vicinanza del monastero di Santa Chiara. Rammentiamoci che quel castello era disabitato, allorquando Emilia si trovò in quelle vicinanze con suo padre, e che Sant'Aubert parve assai commosso, allorchè seppe di trovarsi così vicino al castello di Blangy. Il buon Voisin aveva fatti discorsi molto allarmanti per la curiosit

Riconobbe Blangy essere il castello che aveva scansato allora, e sul quale Voisin aveva tenuto discorsi così strani. Sorpresa di tale scoperta, ed intimorita senza saperne il motivo, restò qualche tempo in silenzio, e rammentossi l'emozione di suo padre al trovarsi vicino a quella dimora.

Verso sera, Bianca e Dupont accompagnarono Emilia alla casa di Voisin; nell'avvicinarsene, provò una specie di piacere misto ad amarezza. Il tempo aveva calmato il suo dolore, ma la perdita fatta non poteva cessare di esserle sensibile; si abbandonò con dolce tristezza alle memorie che le rammentava quel luogo.

Il giorno dipoi essa ricevè un nuovo invito dalla badessa; Emilia che non poteva risolversi ad abbandonare la casuccia finchè vi riposava il cadavere del padre, acconsentì con ripugnanza di andare quella medesima sera a rassegnarle il suo rispetto. Un'ora circa avanti il tramonto del sole, Voisin le servì di guida, e la condusse al convento traversando il bosco. Questo convento era situato, al par di quello dei frati di cui abbiam parlato, all'estremit