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e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ’mperché non sanno; vid’ io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta, pudica in faccia e ne l’andare onesta. Come color dinanzi vider rotta la luce in terra dal mio destro canto, che l’ombra era da me a la grotta,

Oh s’ella avesse potuto trar seco nella tomba tutte le copie di quell’Antisatira in risposta al Lusso Donnesco del signor Francesco Buoninsegni, che per poco non le aveva sciupata ancora vivente quella celebrit

Lo buon maestro a me tutto s’accolse, dicendo: « a lor ciò che tu vuoli»; e io incominciai, poscia ch’ei volse: «Se la vostra memoria non s’imboli nel primo mondo da l’umane menti, ma s’ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi».

ditene dove la montagna giace, che possibil sia l’andare in suso; ché perder tempo a chi più sa più spiace». Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno timidette atterrando l’occhio e ’l muso; e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ’mperché non sanno;

Vegna ver’ noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s’ella non vien, con tutto nostro ingegno. Come del suo voler li angeli tuoi fan sacrificio a te, cantando osanna, così facciano li uomini de’ suoi. D

Vegna ver’ noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s’ella non vien, con tutto nostro ingegno. Come del suo voler li angeli tuoi fan sacrificio a te, cantando osanna, così facciano li uomini de’ suoi. D

Lo buon maestro a me tutto s’accolse, dicendo: « a lor ciò che tu vuoli»; e io incominciai, poscia ch’ei volse: «Se la vostra memoria non s’imboli nel primo mondo da l’umane menti, ma s’ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi».

Mangia la rossa carne del tuo sogno, bevi del tuo pensiero il vin di fuoco. Se turbi a volte oscura disianza d’amor le vene all’aspra giovinezza che non è morta, in taciturna ebbrezza bacia ed abbraccia in te la tua sostanza. Ella, ella sola t’è fedele: abissi d’ombra, immense voragini di luce ti scopre: a regni d’èstasi t’adduce per mano, e, s’ella vuole, il sol tu fissi.