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Giardini oscuri, simili a foreste vergini, carchi d’èlitre ronzanti entro socchiusi calici, formanti a quete ville una gelosa veste: giardini oscuri, ove il colloquio delli alberi varia a ritmo d’acqua e d’aria, date una fronda anche alla solitaria che si sofferma, pallida, ai cancelli.

e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ’mperché non sanno; vid’ io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta, pudica in faccia e ne l’andare onesta. Come color dinanzi vider rotta la luce in terra dal mio destro canto, che l’ombra era da me a la grotta,

Dopo la morte della figlia Cesarina. Caro è fuggir la stanca afa d'agosto Per voi cercar, e quete ombre dei faggi, Scossi e ridenti al tremolo Rezzo che manda a voi l'umida valle. Caro volger le spalle Al fragor della gente e al vasto tedio Che il piano ammorba per trovar voi, care Ombre nere dei pini, sulla via.

E 'l duca lui: <<Caron, non ti crucciare: vuolsi cosi` cola` dove si puote cio` che si vuole, e piu` non dimandare>>. Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote. Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude.

Le navi trottolâr nell'oceáno, E in un baleno l'inghiottisce il gorgo; Crollano torri e case; a Finalborgo Del fornello il camin vien raso al piano. O cielo di Liguria, o mar Tirreno, E quando l'aure e l'onde tue saranno Serene e quete ed avr

E 'l duca lui: <<Caron, non ti crucciare: vuolsi cosi` cola` dove si puote cio` che si vuole, e piu` non dimandare>>. Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote. Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude.

ditene dove la montagna giace, che possibil sia l’andare in suso; ché perder tempo a chi più sa più spiace». Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno timidette atterrando l’occhio e ’l muso; e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ’mperché non sanno;

ditene dove la montagna giace si` che possibil sia l'andare in suso; che' perder tempo a chi piu` sa piu` spiace>>. Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l'altre stanno timidette atterrando l'occhio e 'l muso; e cio` che fa la prima, e l'altre fanno, addossandosi a lei, s'ella s'arresta, semplici e quete, e lo 'mperche' non sanno;

e cio` che fa la prima, e l'altre fanno, addossandosi a lei, s'ella s'arresta, semplici e quete, e lo 'mperche' non sanno; si` vid'io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta, pudica in faccia e ne l'andare onesta. Come color dinanzi vider rotta la luce in terra dal mio destro canto, si` che l'ombra era da me a la grotta,

È da aggiungere che il fosforo è uno dei veleni più potenti: e che perciò i bambini non dovrebbero mai toccar fiammiferi senza il permesso della mamma. La presenza del fosforo nella natura da origine a fenomeni curiosissimi: Chi di voi, nelle quete sere di giugno, non ha visto le lucciole svolazzare, qua e l