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Mosto ferito gravemente a Monterotondo, fu men felice di Uziel il prodissimo della colonna Genovese che vi morì da forte ed ebbe quindi la fortuna di non sorvivere alla sventura di Mentana.

Ma, come i mercanti di Lombardia compravano le uve nostrali e le portavano nei paesi del settentrione per trarne vini artifiziosi, la letizia del rinato mosto fu scarsa e poco le gambe dei vendemmiatori si esercitarono a danzare nel tino e poco si esercitarono al canto la bocche femminili.

Addio riposo. E non v'era tempo da perdere. Ordinai al maggiore Mosto, di far preparare i suoi carabinieri genovesi; si diedero alcune altre disposizioni, e con alcune centinaia d'uomini mi avviai, verso la met

Battevano le otto pomeridiane, e Garibaldi dormiva. Nell'uscire dal quartier generale intesi chiamarmi dal maggiore Mosto, appoggiato ad un balcone di faccia. Varcata la soglia d'una grandissima porta, mi trovai nel chiostro d'un monastero mutato in ospedale.

Il colonnello Eugenio Valzania con Vincenzo Caldesi fu l'eroe della battaglia di Monterotondo, e vicino a lui cadde ferito l'intrepido Antonio Mosto, che giace cost

Anzi è da notare che da queste dell'Asia a quelle d'Africa v'è questa differenza: che l'africane sono tutte bianche, e quelle d'Asia hanno una linea gialla per mezzo, altro che quelle si accettano. Nel regno di Senegal racconta il predetto messer Alvise da Mosto che non usavano alcuna sorte di moneta quei mori, ma barattavano cosa per cosa.

I sopraintendenti e i subalterni resistevano debolmente; le belle pigianti si sbandavano ignude e rosseggianti di mosto pei vasti corridoi, invocando soccorso.

I Carabinieri Genovesi mandati sulla sinistra, per disturbare il progresso di tale colonna, vi pugnarono colla solita bravura, e perdettero alcuni dei loro prodi, tra cui Mosto uno fra i migliori fratello del Maggiore dello stesso nome, valoroso milite di cento combattimenti, ed uno dei martiri di Monterotondo.

Salii: nei lunghi corridoi poca paglia o qualche rara coperta erano letto ai feriti più avventurati; gli altri giacevano sul pavimento col capo appoggiato alla bisaccia del pane, unico guanciale. C'erano feriti dei due campi. Strinsi la mano a Mosto tutto polveroso, rotto dalla fatica e triste, congratulandomi di ritrovarlo vivo e sano. È andata bene! gli feci; narrami.

Improvvisamente da alcune vie coperte, sino ad allora ignorate, spunta un nugolo di nemici e la carrozza è circondata. Ferito il cavallo, ucciso il cocchiere, la carrozza forata dalle palle, Garibaldi e i suoi aiutanti scendono e si mettono in difesa. La meraviglia nei nemici per cotesto atto audace fu tanta che fu dato tempo a Simonetta ed a Mosto di accorrere coi cacciatori.