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Sfido chi possa assicurare a qual nuance della destra appartengono Broglio, Alfieri, Scialoia ed oggi Minghetti ed altri parecchi. Nelle prime settimane videsi anche qualche cosa di più curioso.

In quel punto, la voce dell'usciere Gaetano grida dall'alto della scala: Signori: Nervo ha finito; parla Minghetti. Tutti si precipitano alla tribuna e Prospero Martucci resta solo come un cane, suda peggio di un facchino per liberarsi del tappeto e finalmente sale alla tribuna anche lui e si trova tra il redattore della Tribuna e me.

Esaminate, per esempio, il signor Minghetti dell'anno scorso al banco dei ministri, ed il signor Minghetti di quest'anno al suo banco di deputato. Egli è irriconoscibile: è un altro uomo. La stessa figura di legno del barone Ricasoli ha subito queste stimmate. La fotografia del Parlamento italiano, così ritoccata, è più finita.

A chi si sarebbe egli rivolto se non al conte di Schifanoja, ministro delle finanze, che, come Marco Minghetti, aveva accettato il portafogli per ispirito di annegazione?

Quintino si fermò smarrito, sgomento, e guardò Marco Minghetti che fissandolo a sua volta guaiva a mezza voce. Ma intanto i lumai cominciavano ad accendere le lucerne e, dall'altra parte della piazza, Quintino potè notare, sotto un breve porticato a due archi, la luce rossastra d'un caffè e scorse della gente che stava ferma attorno alla porta della bottega. A tal vista si consolò tutto. Dopo di essersi soffiato nelle mani per riscaldarle, allungò, battè le braccia con tutta forza attorno al petto saltando sulla neve per stirare le gambe che avea aggranchite nelle maglie fradice d'acqua, e, attraversata la piazza, si avvicinò a quei signori che stavan l

L'individuo, nondimeno, lo più spiccato nel Consiglio, dopo il presidente, è il signor Minghetti, ministro dell'interno. Il signor Minghetti, bolognese, ha 48 anni; è alto, biondo, ha fisionomia mobile, ha maniere cortesi. Egli fece la sua apparizione nel mondo politico sotto la protezione del signor Berti-Pichat, presidente della societ

Minghetti e Visconti Venosta, che avevano stipulato la vergognosa convenzione di rinuncia a Roma, e Ricasoli, che vi mandava Tonello per trattative col papa al quale si pagavano gli interessi del debito pontificio, cadevano sotto la pubblica indignazione e la reggia doveva ricorrere al suo parafulmine affidando il governo a Rattazzi.

Allora, preso da un avvilimento profondo, Quintino si volse come per interrogare con uno sguardo il suo compagno d'arte: Marco Minghetti, per tutta risposta, si levò dritto in piedi, sulle gambe di dietro. Vuoi travagliare? Ebbe'.... coraggio e avanti sempre fin che la dura.

Per ben due volte nel Discorso sopra le interpellanze del Barone D'Ondes Reggio al Minghetti bastò l'animo di rimproverare il Barone di leggero!

Più lo guardavo e meno mi potevo persuadere che quell'uomo avesse qualcosa di comune col Minghetti e col Sella. Un interprete mi disse che aveva un grande ingegno, e addusse per prova che essendogli stata portata un giorno una di quelle macchinette che fanno le operazioni aritmetiche, lui aveva fatte le medesime operazioni in un tempo eguale e cogli stessi risultati.