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Nel salone di mezzo a pianterreno, aperto sul giardino, la tavola preparata per la baldoria luccicava di bicchieri, di trionfi di vetro, di confetti, senza dir nulla delle torte, dei marzapani, delle gelatine, che avevano fatto venire da Locarno. Sopra una scansìa presso il muro una batteria di bottiglie dal collo d'argento aspettava il momento di scendere in battaglia.

Che furiasaltava su quel mezzo prudente da Locarno. Finiamo di bere, e poi venite con noi. Laggiù ve li faremo trovar tutti. Che festa per loro a rivedervi!...

Ai primi di ottobre ebbero luogo le fauste nozze di Amedeo e di Regina, alle quali Flora non potè assistere come aveva promesso. A stento trovò un quarto d'ora nella giornata per correre a salutare e baciare all'imbarcadero la sposa, che partiva per un breve viaggio di due giorni fino a Locarno e alla Madonna del Sasso, dove aveva promessa una «divozione». Erano alla riva Bortolo, Maria Giulia, la zia Maddalena, il parente dell'osteria del Gallo, dove s'era celebrato il modesto pranzetto, don Malachia che li aveva benedetti, gli amici barcaiuoli che avevano diviso con Amedeo i trionfi delle regate, le compagne della sposa e una piccola folla di gente del paese, che prendevano parte alla gioia di quei due ragazzi come se fosse la gioia di ciascuno e di tutti. Amedeo vestito di nuovo con una giacchetta di panno nero, su cui spiccava una lunga cravatta celeste, aveva l'aria imbarazzata e confusa di un monello colto sul fatto di una bricconeria, schivava gli occhi degli amici che tentavano di abbracciarlo, e per darsi un'attitudine seguitava a mordere ed accendere un bel sigaro nuovo che gli aveva regalato il signor Cresti in un elegante astuccio di cuoio. Regina in un vestito di pannino grigio su cui il suo bell'oro giallo faceva una stupenda figura con nulla in testa, e per tutto bagaglio uno scialle sul braccio e una valigetta in mano, si lasciava carezzare, baciare e stringere da tutte le donne, da tutte le ragazze che la invidiavano senza rancore. Era un pallida per le molte emozioni e per la stanchezza delle ultime giornate, ma gli occhi sereni e aperti lasciavano vedere fino in fondo la sua felicit

In effetto Luchino, indispettito della resistenza oppostagli da quelli di Locarno e di Bellinzona, e dei guasti che recavano alle sue terre con correrie e rappresaglie incessanti, temendo anche il contagio tanto sottile dell'insubordinazione, volle con uno sforzo straordinario domare la straordinaria opposizione. Dal Po, dal Ticino, da Pizzighettone, da Mantova, da Piacenza, raccolse nel Tesinello navi da tal servigio, ben fornite in opera di battaglia; fece fabbricare sei ganzerre, barche di grossissima portata, con cinquanta remi ed ampie vele e torri e macchine, montate ciascuna da cinque o seicento armati. Capitanata da Giovanni Visconti da Oleggio, la flotta venne pel Lago Maggiore ad assaltare Locarno; mentre Sfolcada Melik da terra guidava un grosso di mercenari, che sottoposero Bellinzona, e scesero di l

Prima che questi avvenimenti si compissero, Francesco Pusterla, secondando in parte i consigli dell'amico e la prudenza, in parte il dispetto del vedersi posposto, erasi ritirato da Locarno, ove si fecero di lui tante beffe, quanti applausi dapprima: e in compagnia ancora di Pedrocco valicava le Alpi per vie, segnate unicamente dallo scolo delle acque, e da qualche croce che additava i passi ove altri viandanti erano caduti in precipizio. Faceva uno strano spettacolo ai profughi nostri quella fila di muli, che, tenendosi sempre sull'orlo dei precipizi, s'arrampicavano tortuosamente, lenti e col capo basso, senza che per l'ampia solitudine altro si udisse che il battere dei loro zoccoli, il tintinnio delle loro sonagliere, e fioccare i giuraddii dei mulattieri. Nel centro della carovana Francesco procedeva sopra un mulo più robusto, tenendosi in groppa il suo Venturino: e pedestre a canto di lui camminava Pedrocco, accorrendo qua e l

Che nel giorno 8 maggio il Rondani, il fido compagno del Turati, si recò in Svizzera; ed a Brissago, Locarno, Bellinzona e Lugano cercò riunire, formare in bande e dirigere al confine i numerosi operai italiani per accorrere a Milano in aiuto degli insorti.