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Alessio allora andò in cucina dove l'Orsola stava preparando certe conserve di suo gusto ed io mi posi al cembalo. Da quanto tempo non me ne occupavo più! Le cartelle di musica si trovavano in un grande disordine. Non sono mai stata una esecutrice di molto valore, avendo piuttosto disposizione per il canto che per la musica, ma conoscevo abbastanza bene gli spartiti di Porpora e di Scarlatti.

Una mattina l'Orsola venendo in camera a portarmi il caffè disse che c'era stato un uomo della Querciaia a domandare mie notizie in nome del suo padrone che era ritornato. Mi balzò il cuore per la gran gioia. In tutti quei giorni di sofferenze avevo quasi dimenticata l'offesa, solo sentivo il vuoto della sua lontananza. E ricominciai ad aspettare un giorno, due giorni....

L'Orsola aveva preparato un buon fuoco e dei cordiali. Ella mi aiutò efficacemente a sostenere e a confortare la derelitta al primo arrivo.

In che cosa ti pare che lo sia? diedi intanto un'occhiata allo specchio e l'Orsola si affrettò a soggiungere: Oh! non nel volto, no, Dio ti benedica, mi pare che abbi ancora diciotto anni. Sei più giovane adesso di qualche mese fa. Io dico dentro di te. E che cosa vedi dentro di me? Tante cose che non capisco. Ti sembrano belle o brutte queste cose? Orsola tacque. Non ti voglio più bene forse?

L'Orsola, direttamente interpellata, si credette in dovere di fare dei complimenti; disse che non era abbastanza ben vestita per mettersi insieme ai signori, che non meritava l'onore e tante altre belle cose, in seguito alle quali mio cugino toccò leggermente la frangia del suo scialletto e concluse: Benissimo, dunque siamo intesi, avanti.

Mi accorgo di stancarvi, vi lascio disse Egli con una dolcezza protettrice e benigna, come se lo sfogo precedente lo avesse calmato. Guarite! Gli stesi la mano in silenzio. Egli la prese senza stringerla. Disse: Avete freddo ancora? ed avendo io risposto di no, col capo, si avviò per uscire; ma dopo pochi passi riprese voltandosi indietro: Vi mando l'Orsola? Feci uno sforzo per sorridere.

Anche l'Orsola colpita da quel nome, volle venire a guardare dietro la spalliera della mia poltrona e la udii che mormorava tornando al gruppo degli ouistiti: "Non vale proprio la pena di lasciare il proprio paese." Io arrossii lievemente ponendo la mano distesa sotto la fronte a schermo degli occhi. Egli vide e con grande delicatezza cambiò la corrente delle idee, sorvolando sul mio imbarazzo che l'antica tristezza, per un momento risorta, tornava a quietarsi nell'onda di letizia che mio cugino sapeva diffondere intorno a ; una letizia profonda e serena di spirito superiore, di chi sa elevarsi al disopra di ogni miseria umana e dominarla. Era precisamente questa impressione di sentirmi sorretta e portata che mi faceva stare tanto bene accanto a Lui, che mi metteva nel cuore una fiducia più dolce di qualsiasi sentimento, che mi faceva trovare qualche cosa della indulgenza di un maestro buono anche nelle sue violenze. E l

Quando eravamo sole l'Orsola mi dava ancora del tu; e quel giorno eravamo sole nella mia camera davanti alla finestra aperta, lei con una spugna in mano imbevuta d'acqua e sapone, io coi capelli sciolti al sole di luglio. Perchè dici che sono cambiata?

Pronunciai certamente queste parole con un fil di voce, perchè l'Orsola non vi badò e stava per continuare le sue indiscrezioni, se io non avessi provato una crescente vergogna dello stare ad ascoltarla e non le avessi imposto recisamente il silenzio.

Quando l'ebbimo finita io dissi: Preghiamo ancora perchè questa madre, se Dio lo permette, sia conservata alla sua creatura. L'Orsola mi si fece accanto e accostando al mio orecchio le labbra tremanti sussurrò: Sarai benedetta, Myriam. Oh! perchè? feci io turbata, sentendomi salire al volto un rossore improvviso.