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Se nell'epopea l'eroe rappresenta il popolo, nella tragedia lo riassume, giacchè vi compie la vita della propria generazione iniziandola in quella della generazione non nata. L'epopea è un meriggio, la tragedia un'aurora, nella quale la esultanza della luce erompe dalla lacerazione delle tenebre.

Affondando il vostro sguardo nei banchi dell'estrema sinistra, tra Saffi e Miceli un altro dei mille di Marsala voi siete colpiti dall'espressione singolare di una testa giallognola, a capelli neri, agli occhi fiammanti. Quegli è Bertani. Al naso aquilino, alla figura fina, acuta, tagliata a lama di spada, al fronte alto, ondulato da piccole rughe, come il mare qualche minuti avanti la tempesta, agli occhi viperini e concentrati, voi indovinate l'uragano eterno, come quello dei mari polari, che rugge nel suo petto, che si ammoncella nel suo cervello. La sua tinta biliosa denuncia le sue forti passioni; il suo sguardo fisso e magnetico domina e fa paura. Voi conoscete la parte immensa che ha rappresentata Bertani in tutta l'epopea garibaldina. Egli fu all'altezza di questa parte; ha viste larghe e lontane avvegnachè meno radicali, che le si potriano per avventura supporre. Parla bene, mira giusto, colpisce a morte, non perde mai la staffa il contegno. Asperge di acido solforico, e par gittare foglie di rose ed acqua lustrale! Fu Bertani che tirò dalle viscere d'Italia quell'esercito meridionale che si mostrò, conquise due regni, e disparve come un fantasma armata fantastica, armata da poema! È Bertani che la prepara di nuovo con i Comitati di Provvedimento, e la creer

La morte di Pellegrino Matteucci non fu sola inutile. Altri si slanciarono sulle sue orme e quasi tutti perirono; Chiarini Giulietti, Bianchi, Porro furono trucidati. Cecchi più fortunato mutò l'epopea in romanzo cavalleresco e rimase cinque anni prigioniero amato dalla regina di Ghera, preparando pei poeti dell'avvenire uno di quegli ammirabili temi che ebbero nell'antichit

Garibaldi moralmente più grande si perde nella sventura d'Italia e non ha un solo motto d'orgoglio dopo tanti eroismi. Al momento di sbandarsi generale e soldati, egualmente profughi e cercati a morte, dimenticano ogni gerarchia di merito e di ufficio per stringersi semplicemente la mano, forse per l'ultima volta, e si separano. Egli volle restar solo. L'epopea si muta in romanzo.

L'epopea si muta in tragedia, tutto fallisce, l'inesperienza dei generali paralizza l'entusiasmo dei volontari, le diffidenze gelose fra i capi disgiungono le forze restanti: poi le antipatie regionali sempre alimentate dai vecchi governi e male sopite nella gioia della prima fusione, infieriscono esasperate da rovesci che la vanit

Non me la son cavata dal mio cervello questa sentenza di morte. La storia letteraria universale ci dimostra come la riflessione e la scienza vadano di mano in mano falcidiando le forme artistiche, peggio che non facesse Tullio Ostilio coi famosi papaveri. Dove sono più l'epopea e la tragedia? Qualcuno arriva oggi a domandarsi, e in Francia: Dov'è mai più la commedia?

Essi rimanevano soli in mezzo alla vasta e gioconda quiete mattinale. Era giunta la primavera. L'aria olezzava di primolette e di viole. Nei campicelli scaglionati sui clivi, una verzura pallida annunziava colla lirica verginale delle sue tinte delicate l'epopea splendida delle spighe d'oro. In tanta gloria di cielo, in tanta serenit

Il viaggiatore tedesco sente passare su di il grande soffio della storia e, nello stesso tempo, prova un profondo e malinconico amore per la sua patria, quando, isolato in quel deserto di verdura, contempla la tomba di Teodorico. Intorno al severo monumento del re ostrogoto aleggiano le ombre di quel secolo eroico, in cui l'epopea greca di Omero sembra confondersi con l'epopea tedesca dei Nibelungi. La mente evoca le imagini di Belisario, di Narsete, di Totila, di Teia, di Teodorico e di Amalasunta, di Cassiodoro, di Procopio, di Boezio, di Giustiniano, di tante altre figure di goti e di greci, che recitarono la loro parte in uno dei più meravigliosi drammi che la storia universale annoveri, nel caos delle nazionalit