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Fabio Nannarelli (Poesie, Le Monnier, 1853 e 1856) è un poeta di ingegno non comune, cui arride certo un bell'avvenire; ha uno spirito nobile, appassionato del vero, che egli cerca nella poesia e nella vita, senza traccia di leggerezza e di frivolezza, come del resto tutta la giovane scuola poetica romana. Nannarelli conosce la letteratura tedesca, è un ammiratore di Schiller e di Lenau, sui quali ha scritto una monografia; ha in profondi elementi tedeschi, e la sua Musa ha un carattere strettamente germanico. La sua nota fondamentale è melanconica, grave e appassionata. V'è nella sua poesia un alito di morte, che sembra esser venuto a lui dalla Piramide di Caio Cestio, alla cui ombra dormon le ombre di Jung e di Schelley, grandi genî poetici riflessivi, così insoliti nella terra di Roma. L'insufficienza di una esistenza male ordinata, che i Romani sentono ogni giorno di più, più di un inglese o di un tedesco, spinge Nannarelli a cercare la solitudine e a sentire il culto del dolore, che in lui non è del tutto scevro di sentimentalismo. Sentendo l'abisso che separa l'aspirazione dalla realt

Il nuovo sovrano non potè resistere a prima giunta alla debolezza del parvenu: cercò di entrare nella sfera di parentado delle corti legittime. Come l'aspirazione gli fu respinta, conchiuse alla lesta un matrimonio impari, e dichiarò pateticamente: «io porto con orgoglio il glorioso titolo di risalito». Gli si sarebbe presto offerta l'opportunit

Ma badi; osservò il priore. È un genere di vita più alto, o più umile, secondo si guarda, ma certamente diverso da quello che si fa generalmente e a cui c'indirizza la nostra educazione e l'ardore delle nostre passioni. Perciò, a non aver pentimenti, è necessaria una vocazione sincera, e riconosciuta tale, mercè il confronto, che può farsi solamente quando si è vissuto a lungo tra gli uomini. Non basta un desiderio onesto di pace, o una poetica aspirazione alle squisite compiacenze della solitudine; è necessario che il desiderio sia profondo e l'aspirazione provata nei disinganni della vita. Che il mondo offra amarezze e dolori in molto maggior numero e quantit

Monsignor Blandini, confonde nientemeno socialismo e massoneria, e chiamando la seconda esercito di Satana, malvagia e ria setta, la quale ha scelto a suo grande architetto il diavolo, a gerofante il giudeo scende giù giù sino a voler rinchiudere caritatevolmente l'aggettivo è suo nel manicomio i socialisti; a definire stoltizia l'aspirazione a democratici ordinamenti e ad una più equa ripartizione dei beni della terra, in un momento in cui si corre il pericolo di vedere divenire homo homini lupus e ad indignarsi poco cristianamente contro l'abnegazione e l'altruismo dei nihilisti russi e dei comunisti francesi perchè non appartengono mica alla classe dei diseredati.

Questi ebbe un momento di esitanza. Poi riprese subito: Allora.... È per fare innanzi tutto appello a quel sentimento, col quale io ho salutato la sua presenza in casa mia come quella di un fratello. Poi.... È per dirle, conte, con aperta schiettezza, quale battaglia si vada combattendo dentro di me.... Se un giorno un sospetto aveva potuto farsi strada nel mio cuore, ho combattuto con ogni mia forza per cacciarlo, per farlo tacere.... È venuto questo foglio maledetto.... Non fui più padrone di me: non si ragiona più quando ci par di veder crollare in un punto solo tutti i nostri affetti, tutti gli ideali nostri più cari. Mi vedevo colpito in quello di più sacro che io avevo al mondo: Loreta, la compagna adorata e stimata: Ella, conte Alvise, l'uomo a cui mi legano tante memorie incancellabili di gratitudine e di reverenza! Se avessi potuto darle il mio sangue, i miei beni, la vita, sarei stato pronto: sarebbero stati nulla di fronte a quello che i Polverari hanno fatto per la famiglia mia.... Ma il mio onore, l'aspirazione gelosa di tutta la mia esistenza!... Comprende ora ciò che deve essersi agitato in me dopo la lettura di quella lettera infame? Comprende la necessit

L'aspirazione tradizionale di fissare nella linea il gesto, e la natura e l'omogeneit