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Ben ti sovvieni che per essi loro la comare Imazza perdette l'unico figlio Grampo: chi sa quella maledetta vecchia quali stregamenti ha fatto per vendicarsene.

"Ed io questa mattina, rispose Trincone, m'aveva tutta la fiducia che l'acqua del chiodo di Frate Andrea l'avesse a risanare; ma nel bel mentre che m'ero andato per lui a Nesso, la vecchia Imazza se lo lasciò morire tra le mani, del che ebbi la più gran stizza del mondo". "Prendi più il largo, attendi a non battere forte i remi, disse Falco, e statti zitto, chè se vi fossero Ducali appiattati per le sponde, non ci abbiano a sentire: questa notte dobbiamo vogare drittamente a Musso, vuolsi gettare il tempo a cangiar colpi con loro".

Falco comprendendo dall'incerto movere degli occhi del giovine Medici chè volesse chiedere, bramando rassicurarlo inclinò il capo verso l'orecchio di lui, e con voce sommessa come di chi parla alla presenza d'uno che sonnecchia o vaneggia, disse: "Questa è una donna di Palanzo: è la nostra comare Imazza: la madre di quel Grampo che rimase ferito a morte la notte che foste liberato dai Ducali. Essa conosce questa grotta assai meglio di noi, poichè si dice che da anni ed anni vi sia solita venire ogni notte; non vi saprei spiegare da qual parte è ora penetrata, poichè le vie da essa praticate sono ignote a tutti: non vi potrei dire neppure cosa sia qui venuta a fare. Se non vi si è ritirata per fuggire anch'essa i Ducali saliti a Palanzo, sar

Imazza a tai detti dimenava il capo con ira, e: "Che parli tu? rispose, a che venisti? Perchè tocchi quella mano? Non fu per esser teco, che Grampo venne colto da un colpo ch'era a te destinato? Non fosti tu che il conducesti alla morte? Attendi, attendi a consigliare le tue donne, che forse non andr

Ma tutto pur troppo è vano quando la terra deve stendersi su di noi come un pesante mantello. Per ciò compiango, o Imazza, il vostro dolore, poichè avete col figlio perduto tutto ciò ch'era a voi caro al mondo: egli solo consolava i vostri vecchi anni, e ne alleggeriva la gravezza: ora che farete voi della vita? gli occhi vostri non sapranno su chi posarsi, la vostra lingua a chi parlare.

ben la tua voce che io sento, o uomo di Nesso?" pronunciò Imazza in tuono lento e sepolcrale; ma cangiando poscia affatto l'espressione del volto, poichè la voce e la vista di Falco la richiamarono a passate abituali idee, proseguì, con manifesto delirio della mente: "... sei tu... Oh ti conosco!.. è molto tempo che io non ti vedo. Il mio Grampo non viene più con te?... egli non pronuncia mai il tuo nome: ma ora che fa? dove sar

Imazza non parve punto intendere questi detti, alzò lo sguardo a Gabriele, e dopo averlo considerato a lungo, pronunciò le seguenti parole con voce raddolcita, che annunziava un improvviso commovimento dell'anima, il quale la ritornava alla ragione: "Chi sei tu, o giovine? Tu non abiti certo nel nostro paese? Perche abbandonasti la tua casa? Hai tu col

Disserrò Falco all'istante l'uscio di sua casa, ansioso d'intendere che fosse avvenuto di Grampo; imperocchè Trincone, ch'era l'uno de' compagni che l'avevano trasportato ferito al suo tetto, doveva di certo recar di lui fresche novelle. Narrò infatti Trincone che giunti che si furono la sera a Palanzo, Grampo non dava più segni di vita, ma depostolo in sua casa, mercè le cure e gli unguenti di sua madre Imazza aveva riaperti gli occhi e fatti tali contorcimenti delle membra da mostrare che il sangue perduto non l'aveva esausto in tutto di forze, per cui egli recavasi di fretta a Nesso alla Casa dei Malati a ricercare Frate Andrea Cerusico, affinchè venisse a soccorrerlo dell'arte sua; e nel passare per di l

Questa mattina presso al ponte del torrente m'incontrai nella vecchia Imazza, la comare di Palanzo, madre di Grampo, che partì con Falco; essa recavasi a Lezzeno per sue faccende, ed era stravolta in viso, che mi levò la voglia di trattenerla onde chiederle i pronostici del tempo". "O la comare Imazza, disse Rina, v'avrebbe ben predetto il vero.

A piè del capezzale inginocchiossi Frate Andrea, il quale, alzata colla destra la croce che andava unita al rosario che gli pendeva dalla cintura, intuonò le litanie ed altre preci pei defunti, cui rispondeva Trincone, postosi parimenti co' ginocchii a terra: rilevatosi il Frate, appressossi ad Imazza, che non aveva mai tolti gli occhi dal volto del proprio figlio, sembrava per anco essersi accorta della presenza di quegli estrani, e come era suo ufficio e costume in simiglianti circostanze per alleviarne il dolore, e distorla da quell'intenso pensiero, cominciò con voce lenta e pietosa a così dirle: "Il Signore non volle concedere che io giungessi a tempo di confortarlo colle sante parole della Chiesa, o di lavargli la ferita coll'acqua mirabile che recai meco a quest'uopo; ma non paventate per questo, o madre, anzi abbiate viva speranza che egli sar