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Disserrò Falco all'istante l'uscio di sua casa, ansioso d'intendere che fosse avvenuto di Grampo; imperocchè Trincone, ch'era l'uno de' compagni che l'avevano trasportato ferito al suo tetto, doveva di certo recar di lui fresche novelle. Narrò infatti Trincone che giunti che si furono la sera a Palanzo, Grampo non dava più segni di vita, ma depostolo in sua casa, mercè le cure e gli unguenti di sua madre Imazza aveva riaperti gli occhi e fatti tali contorcimenti delle membra da mostrare che il sangue perduto non l'aveva esausto in tutto di forze, per cui egli recavasi di fretta a Nesso alla Casa dei Malati a ricercare Frate Andrea Cerusico, affinchè venisse a soccorrerlo dell'arte sua; e nel passare per di l

vero (aggiunse Trincone mentre caricava il moschetto, stando cogli altri compagni pirati in ischiera attorno a Falco), l'ho veduto anch'io: pareva che i demonii se la tirassero all'ingiù colle catene. Oh sarebbe pure stata la mala cosa se ad un giovine di tanto valore avessero tagliata la testa sulla piazza di Como, ciò che avveniva di certo se non eravamo noi a toglierlo a coloro l

Trincone, maravigliato, fece un atto di dispetto vedendo così delusa la sua aspettativa, e accorgendosi d'aver gettati vanamente i passi; il Frate abbassò lo sguardo al suolo chinando il capo, e incrocicchiando le braccia sul petto recitò una preghiera; Falco, compreso da dolore, "Lasciatemi entrare, gridò in tuono che palesava insieme l'ira e la piet

"Ben hai fatto, disse questi reso pago da quell'annunzio; corri a Frate Andrea, e quando seco lui passerai qui su dalla via, mi darai voce, ed io verrò seco voi a Palanzo". Trincone partì, e Falco, rientrato nell'abituro, ripetè le parole di lui ad Orsola ed agli ospiti suoi, che in que' pochi momenti eransi alzati ed allestiti.

"Ed io questa mattina, rispose Trincone, m'aveva tutta la fiducia che l'acqua del chiodo di Frate Andrea l'avesse a risanare; ma nel bel mentre che m'ero andato per lui a Nesso, la vecchia Imazza se lo lasciò morire tra le mani, del che ebbi la più gran stizza del mondo". "Prendi più il largo, attendi a non battere forte i remi, disse Falco, e statti zitto, chè se vi fossero Ducali appiattati per le sponde, non ci abbiano a sentire: questa notte dobbiamo vogare drittamente a Musso, vuolsi gettare il tempo a cangiar colpi con loro".

Poco tempo dopo che Falco fu rientrato nell'abituro, Trincone ritornò menando Frate Andrea, ch'era l'uno de' monaci che s'avevano in cura un ospitaletto elevato da pia e facoltosa persona un secolo addietro nella terra di Nesso per ricettare gl'infermi del contado, e veniva chiamato la Casa dei Malati di santa Maria: diede quegli dalla strada un grido chiamando Falco, e questi, postosi a spalle il suo moschetto, che non abbandonava giammai, si fece a seguirlo.

"Ohimè! il povero Grampo non deve dunque aspettarsene alcuna grazia, disse Trincone crollando il capo: ci parlava sovente di gozzoviglie e di vino, e l'ho veduto vuotarne delle tazze in gran numero; ma non mi so che si risovvenisse pure una volta del viaggio che dobbiamo far tutti per l'altro mondo".

Maestro Tanaglia illividì, fece una inclinazione profonda del capo, s'avrebbe potuto dire se questa fosse un atto di ringraziamento, riferibile alla liberazione da atroce aspettativa, o un moto involontario di terrore. Ma Falco non gli porse mente, poiché sopravvenutogli un subitaneo e triste pensiero, ottenebrossi in volto, e cogli occhi fissi al suolo: "Dio non voglia, esclamò, che il colpo d'archibugio che ha stramazzato Grampo nel mio navicello lo abbia a cacciare sotterra: se le sue braccia diventano immobili, cesserebbero queste acque d'essere trattate dai due remi più vigorosi del lago. Trincone e Guazzo di Brieno, che rimasero nella barca quando noi ne uscimmo a piè della rupe, l'avranno a quest'ora condotto a Palanzo e recato a spalle a sua madre. Oh! che far

Spuntava intanto lambendo gli scogli della sponda l'aspettato navicello che Trincone e Guazzo conducevano remigando. Quel debole raggio di sole che aveva salutato il giorno era sparito, fosca cresceva la sera, e nubi di bigio colore occupando tutto il cielo posavano sulle sommit

Giunti in fondo alla rupe, sulle sabbie della riva, presso la quale Guazzo e Trincone aveano condotto il navicello, entrarono in esso, e dopo che Falco s'ebbe assicurato che erano stati posti gli archibugi e i coltelli nel cassone, collocato su quello il suo moschetto, ordinò si spingessero al largo. Allontanati che si furono un mezzo trar di balestra, si fece loro udir da lontano un canto misurato in coro. "Tieni qui ferma la barca, disse tosto Falco a Trincone, che parmi ascoltar voci che siano della compagnia della Morte; essa si recher