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La bella e sventurata figlia di Falco, condotta ad Arona da Margarita Medici fatta sposa al conte Giberto Borromeo, si chiuse in un chiostro e consunta dalle lagrime incessanti e dai dolore, morì tra quelle mura prima dello spirare di un anno.

»Milano, 27 aprile 1814. »VERRI, presidente, Giorgio GIULINI, Giberto BORROMEO, Giacomo MELLERIO, PINO, generale di divisione, Giovanni BAZZETTA.

Uscirono così parlando dal cortile dell'arsenale: precedeva il conte Giberto coi principali capitani del Medici, veniva poscia questo stesso avente Falco a sinistra, e dietro Gabriele con Rina e la madre. "Ebbene, che mi narri dei Ducali?" chiese Gian Giacomo a Falco con bassa ma ansiosa voce. "Sono tutti accovacciati dentro le mura di Como", rispose questi sommessamente esso pure.

Gabriele pose il maggior numero de' suoi soldati in giro nell'interno dello steccato a proporzionate distanze, e fece rimanere il restante all'ingresso dello steccato medesimo aperto fra le due tende erette di fronte al padiglione del Castellano. Dopo l'uscita delle due squadre d'uomini d'armi della Fortezza ne discese Gian Giacomo seguíto non solo dalla numerosa comitiva de' principali suoi comandanti e cortigiani, ma avente seco eziandio un ospite riguardevolissimo il quale si era il giovine conte Giberto Borromeo signore d'Arona. Arrivato il giorno antecedente a Musso di ritorno d'una gita fatta in lontani paesi, aveva voluto visitare Medici nel suo Castello, poichè da lungo tempo le loro famiglie erano strette in amist

Il conte Giberto Borromeo, preso congedo da Gian Giacomo quella sera stessa, nel mattino seguente di buon'ora partì con sua comitiva da Musso, avendo contratto l'impegno d'un nodo nuziale che doveva dare a Milano l'uno de' più illustri suoi Arcivescovi, ed alla Chiesa un famosissimo santo, quale si fu Carlo Borromeo, che nacque nel 1538, cioè sette anni dopo l'epoca del nostro racconto, da questo conte Giberto e da Margherita, secondogenita tra le sorelle del Medici, la quale colle germane e le cugine stava allora in quella casa foggiata a monastero, che sorgeva in vicinanza di Musso, ove il giovine Conte era stato condotto a pranzo dal Castellano.

Gian Giacomo, che tutta conosceva la possanza della casa Borromeo, di cui i conti Lodovico, Giberto il senatore, e Pietro Francesco avevano allora recentemente ottenuti tante dignit

La mattina del 21, e mentre che la plebaglia furibonda stendeva tavole di proscrizione, il Consiglio comunale elesse una reggenza provvisoria, composta del generale Pino, dei conti Carlo Verri, Giacomo Mellerio, Giberto Borromeo, Alberto Litta, Giorgio Giulini, e del signor di Bazzetta: tutti i quali, tranne il generale Pino e il conte Carlo Verri, erano Austriaci più o men puri.