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F ra gli pastori ha ricondotto d'empii L upi cotanta rabbia, che gli agnelli O morti verran tutti o lacerati. R isse, discordie, gare, aspri litigi E sser fra lor non odi ancor diffora? N on piú dramma d'amor, non piú di pace T ra quelli omai si trova; di che scampa I n altre bande ove giá nacque Móse. N é quindi fa' ti parti, fin che a tempo I o venga darti avviso del ritorno.

Coi galli ella non s'alleò mai contro ad altri popoli nazionali come facevan questi tra lor gare domestiche. Poche paci od anzi tregue, guerre quasi continue. Con gli etrusci all'incontro, ora guerre, ma ora alleanze; e per mezzo dell'une e dell'altre, sempre estensioni in quell'Etruria oramai decadente a precipizio.

Del voler ti cinsi i fianchi il della battaglia e l'ira t'armai di solitudine sdegnosa contro il volgo dei mali. Io nelle gare de' vili il core ti sostenni e stetti fiera in disparte a ritemprar la forza dei sacri sdegni. In altro scudo io penso non brami d'esser collocato il giorno che, nudo in terra, ma la fronte al cielo cadrai.

Ebbe questo memorabil esito l'assedio di Messina. Tra le gare, fanciullesche ma parricide, onde la patria nostra cadde lacera e schiava, splende indivisa la gloria delle due maggiori citt

³⁰⁶ Il 28 Giugno 1788 il Vicerè Principe di Caramanico, «informato delle perniziose gare che si eccitano tra’ servidori di livrea e volanti, i quali si sfidano a correre furiosamente per lunghi tratti di vie fuori la citt

Essendosi ora trovato implicato in quasi tutti i fatti memorabili del tempo, avendo tenuto dietro a' movimenti, alle gare, alle guerre di tanti Stati, essendo stato spettatore di tante e così gravi cose, e per quella sua mirabile sottigliezza ed abitudine a considerarle ad occhio nudo, senza prisma, senza metafisica, senza poesia, avendo saputo scrutarne il fondo senza lasciarsi allucinare dalle apparenze, appena ebbe varcato la sua prima giovinezza, si sentì come sopraffatto da una saziet

Ritorno col pensiero ad un tempo molto lontano, io non aveva compiuto ancora i tredici anni, e le camerate del collegio di B m'avevano accolto da pochi giorni in mezzo ad una nidiata di vispi fanciulletti. Ve n'erano di grandicelli, ma la più parte erano più piccini di me; così che nel primo giorno che io vi era entrato, la mia comparsa era stata causa di molte gare fra i miei nuovi compagni.

Tentammo il possibile per ricominciare popolarmente la lotta e la iniziammo in Val d'Intelvi. Ma da un lato gare inaspettate fra d'Apice e Arcioni, capi militari dell'impresa, dall'altro la potenza del pregiudizio monarchico che immobilizza la leva dell'azione nella capitale e, quella caduta, sconforta dall'osare le citt

Pensa che tu devi attendere ad altre opere; e gli eruditi e i grammatici altra mèta non sogliono prefiggere alla lor vita che d'accapigliarsi in queste inutilissime gare. Onde tu sarai stanco quando quelli penseranno di non avere pur incominciata la zuffa.

Quanto ai Valtellinesi, neppur tra loro se la passavano in pace, e facevano a torsi i bocconi l'un l'altro, in gare continue e spesso in armi, scontenti del presente, ignari dell'avvenire, fremendo jeri pazzamente per belar domani miserabilmente.