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Se ci fossero pervenute tutte le scolie dei grammatici, possederemmo forse oggi indiscrezioni, notizie, favole, intorno agli antichi autori, da farci vedere che il pettegolezzo dei critici non è poi cosa tutta moderna. I pochi documenti che ci rimangono autorizzano questa supposizione.

Pensa che tu devi attendere ad altre opere; e gli eruditi e i grammatici altra mèta non sogliono prefiggere alla lor vita che d'accapigliarsi in queste inutilissime gare. Onde tu sarai stanco quando quelli penseranno di non avere pur incominciata la zuffa.

Io Dunque non è cosa tanto difficile procacciarsi fama di erudito? Io Beh, insomma è inutile insistere: tu hai proprio in uggia grammatici dotti ed eruditi. Foscolo Assai piú che non immagini. «Io l'ho giurata all'anima dei pedanti. Io E nessun conto fai di quella multiforme attivit

Or dunque, poiché ci siamo diss'io, che ve pare, mylord, delle nostre donne milanesi? Non sono elle care creature? Mylord intende perfettamente l'italiano; ma nol parla troppo bene, ed usa d'intarsiarvi talvolta vocaboli inglesi. E però sarebbe una disperazione pe' grammatici s'io riportassi il dialogo tutto tutto tal quale avvenne. Farò come meglio potrò. Ebbene, che ve ne pare, mylord?

Bevean, coperti di carbonchi, in torno satrapi enormi da la barba d'oro il chalibon, rarissimo tesoro, in un corno sottil di liocorno. I dottori, i grammatici, i salmisti, ed i leviti, i giudici, li scribi, e i mercatanti, e i musici, commisti, disperdean su la mensa i rari cibi. Le vestimenta lor, tinte di fuchi preziosi, brillavan di lontano.

Estimaron molti, forse piú da invidia che da altro sentimento ammaestrati, questo nome «poeta» venire da un verbo detto «poio pois», il quale, secondo che li grammatici vogliono, vuol tanto dire, quanto «fingo fingis»: il qual «fingo» ha piú significazioni; percioché egli sta per «comporre», per «ornare», per «mentire» e per altri significati.

Il conte Gino, per altro, non fu molto contento del suo soliloquio. E perchè, Dio buono, se lo aveva fatto egli? L'uomo è di sua natura egoista. Si può senza troppo sforzo di educazione arrivare al punto di non desiderare la casa e la fortuna del prossimo; ma nessuna educazione può condurci a vedere di buon occhio che altri s'impadronisca e goda il pacifico possesso d'un fior di bellezza che abbiamo osservato ed ammirato noi. Noi, capite? Noi persona prima del singolare, quantunque i grammatici, buona gente, l'abbiano assegnata al plurale. L'ammirazione nostra è una specie d'ipoteca che prendiamo sulla cosa che ci ha colpiti e che farebbe tanto bene ad appartenerci. Ora, per un sentimento di questa natura, il conte Gino era triste? Lo sospetto fortemente, ricordando che nella chiusa del suo monologo egli fece una spallata, come se volesse con quella scacciar l'uomo «non troppo zotico e materiale», a cui in una spensierata liberalit