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Come era facile prevedersi l'Oudinot gli sguinzagliò contro due grosse colonne, l'una comandata dal generale Molière, l'altra dal generale Morris; il borbonico Statella gli muoveva alle spalle dal Tronto; gli Spagnoli di Don Consalvo appostati a Rieti gli sbarravano la destra; e gli austriaci del D'Aspre, accampati nell'Umbria, l'aspettavano di fronte a Foligno, e gli chiudevano le due vie di Perugia e di Ancona.

Terni era il centro di cinque vie; si poteva salire a Foligno, quanto discendere a Rieti; voltare per Narni e Viterbo, come salire a Todi e Perugia. Garibaldi lasciò in ogni passo delle squadriglie per ingannare gl'inseguenti, spinse una avanguardia di cavalli a Todi, e il appresso, 9 luglio, vi si condusse egli stesso col grosso del corpo. Qui le cose cominciavano a volgere male, e l'orizzonte ad intorbidirsi. Il programma di Garibaldi fame, sete, marcie forzate se ebbe applausi quando fu proclamato, accennava man mano a divenire impossibile; anche ai tanti di buona volont

Garibaldi partì da Foligno il 28 dicembre, avendo dovuto aspettare il vestiario e l'armamento; arrivò a Macerata il del 1849 dove lo raggiunse un novello ordine di non proseguire più per Fermo e di restare dove era.

Si recò allora a Genestrelle, deciso ad effettuare l'invasione romana. I preparativi e i piani strategici per questa audace impresa erano stati alacremente continuati fin dal suo soggiorno ad Orvieto. Si armarono truppe di volontari ad Ancona, a Foligno, a Bologna, a Firenze, negli Abruzzi, a Napoli. Depositi d'armi erano trasportati ai confini, e segretamente fin dentro gli Stati della Chiesa.

Intanto concordi notizie recavano, che i francesi del Morris gli muovevano contro da Viterbo, e che gli austriaci da Foligno si mettevano in marcia per Todi. Garibaldi mandò un nerbo de' suoi a scorazzare sulla strada di Foligno per far credere che mirava l

«In Ancona, Giannini N. dedicato al commercio. «Elia Antonio padrone di bastimenti. «Casale Raffaello di Foligno. «Vincenzini Pietro ex-maggiore della G. N. di RietiCosì l'autografo religiosamente conservato dal Serafini insieme a molti altri del Generale, e l'esule che non aveva terra che lo sostenesse, pensava non a ma al bene futuro della sua patria.

Questo S. Domenico fu un santo del secolo X, contemporaneo di S. Nilo e di S. Romualdo nato a Foligno nel 951, fu monaco benedettino a Montecassino sotto l'abate Aligero; fondò parecchi monasteri nella Sabina, e nel 1011 questo, aderendo alle preghiere del conte Pietro di Sora, di stirpe longobarda ed esistono tuttora i documenti di quella fondazione.

Da Perugia volse il suo cammino per traverso, diretto alla volta d'Ancona. A Foligno aveva udito correr voci, che alcune galee di Francia e Spagna si fossero scontrate sull'Adriatico; perciò volle passare ad Ancona, desideroso di poter raccogliere altre notizie, che egli non poneva da un canto nessun fatto che menomamente toccasse la Francia. Giunto col

Eravamo a qualche miglio da Foligno, quando alcuni paesani ci vennero incontro, annunziando al colonnello esser poche ore innanzi entrata in quella citt

Domani raggiungerò colla mia colonna Foligno, donde mi dirigerò a Rieti, punto che mi sembra molto conveniente per organizzare il battaglione, e ricevere da Roma l'armamento e quanto altro necessario. Mi permetto di raccomandare a V. E. il pronto invio del vestiario, trovandosi la mia gente in uno stato deplorevole. Mi onori dei suoi ordini. Terni, 22 dicembre 1848. G. Garibaldi