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«vi propizia l'anello di rubino. «All'Arbore fatato vi nutrite, «che stilla incenso e mirra e belzuino: «e, nell'aule chiuse, ampie e romite, «lo spirito afferrate del divino «Mondo, al vegliar delle coscienze arditePoi benedice e le pupille chiare rivolte al ciel, continua il sermone: brillan li occhi alle penne del paone, nella notte, e le perle alle tiare.

L'idea dunque di un mondo fatato di tesori immersi nel fiume assicurò per un istante un interesse fantastico al progetto di Garibaldi. Ma quale più grande e mirabile tesoro per Roma, del Tevere stesso? Come rassegnarsi a perderlo per l'incerto rinvenimento di questi tesori?

Ei sorge, si appressa: de l'antro fatato Risuona ai suoi passi la volta profonda; Il negro cavallo gli scalpita allato; Gli mette baleni lo sguardo e l'acciar. Gi

49 Era ugualmente il principe d'Anglante tutto fatato, fuor che in una parte: ferito esser potea sotto le piante; ma le guardò con ogni studio ed arte. 50 S'incrudelisce e inaspra la battaglia, d'orrore in vista e di spavento piena. Ferraù, quando punge e quando taglia, mena botta che non vada piena: ogni colpo d'Orlando o piastra o maglia e schioda e rompe ed apre e a straccio mena.

Oh! ma il disegno di questo scialle incarna un poema fatato di Saadi! sclamò la signora Augusta, palpando uno sciallo dell'Indie di una bellezza incomparabile. Si portavano ancor scialli a quell'epoca. La degradazione di gusto nelle donne li

E a proposito di nido, continuò Filippo Bertone, ti ricordi degli uccellini? Nella nidiata ce n'è sempre uno, venuto su a stento, che è l'ultimo a impennarsi e a volare, quando pure ci riesce. Piccino e balordo ma non per sua colpa, lo chiamano comunemente la cria, Qualche volta il poveretto non vince l'avversa fortuna, e muore nel nido, abbandonato dalla madre, che non ha potuto addestrarlo al volo e che ha fretta di portare via i suoi fratellini, nati tutti vitali. Farò anch'io questa fine? Non lo so; ma mi par di poterti dire che questo nido è fatato; o sar

Ma vi è anche un piccolo fiore fatato, l'asfodelo: esso, gracile, tenuto da una mano gracile, batte sulla montagna: e la montagna trema. Io possiedo il magico fiore soggiunse lei ridendo, mostrando tutti i denti fitti e minuti, attraverso le labbra rosee e le gengive esangui.

E via e via, per monte e per pianura, Vïaggia notte e giorno, Fatato augel che non avr

Fanciulla del dolore, o tu che sai Piacere anco sepolta, e ricoperta Dal silenzio di trecento anni, bella Sai tornare alla idea come nel giorno Che te lo Amor rapiva, o tu delizia Dei racconti di queste itale care Fanciulle, che spirar sai dalle stesse Dipinte tele, onde l'occhio fatato Dal tuo sguardo, in imago ancor ti cerca Rediviva per Roma, abbi il mio pianto. ANFOSSI, Beatrice Cènci.