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«Diácono Ralph

Il cantore del Vangelo, il giovine diacono Ader, aveva notato quella sua devozione; spesso, nel predicare, guardava le sue lunghe braccia nude, allacciate ai polsi dalla Corona del Rosario. Ed anzi, una sera, il diacono Ader disse davanti a tutto il borgo:

Fasciò la mia nuca. Toccò la mia guancia... Dovetti ritrarmi. Così gli ero più vicina. E il sole camminava. Dopo qualche istante illuminò di nuovo la mia mano, prese tutto il mio braccio, m’entrò nella bocca, rise ne’ miei occhi... Dovetti ancora muovere la seggiola, sottrarmi a questo raggio che mi voleva, a questo fulgore che sempre più mi sospingeva, lentamente, verso il diacono Ralph.

Non era più nel borgo il diácono Ralph. Dov’era il diácono Ralph?... Mi slacciai la gonna, mi slacciai la camicetta, mi tolsi le forcelle dalle trecce, ad una ad una. Così facendo pensavo alle ragazze che sono tranquille, che non hanno bisogno d’amore, che vanno a letto con un po’ di civetteria, ma senza mai sentirsi così male...

Per mancanza d’altri maestri, il diácono Ralph, ch’era da poco venuto nel borgo, m’insegnava la storia sacra e profana, l’aritmetica, la botanica, il disegno, la letteratura, l’economia politica... non so bene quante cose m’insegnasse, con la sua voce dolorosa come la tentazione, il diácono Ralph!

Cominciava il crepuscolo, l'ora preferita dell'angelo della morte. Rompevano il silenzio dei belati che sembravano lamenti. Gli alberi si agitavano alla brezza mattinale come rabbrividissero e gocciolavano lagrime di rugiada. Un gallo cantava colla sicumera crudele di un diacono che intona le esequie. Baccio suonava l'angelus, e insieme l'agonia del sindaco.

Diácono Ralph

Ed allora, su l’umido pagliericcio, nel tugurio del mugnaio Soubirous, ogni notte Bernadette cominciò a sognare. Vedeva nel suo delirio le bellezze del regno di Dio, vedeva paradisi ed altari, fumi d’incensi ed apparizioni di creature celesti; poi sempre udiva quella voce calda e calma del giovine diacono Ader ripetere davanti a tutto il borgo:

Giovanni V, cardinale diacono di S. Maria in Dominica a Roma, abate possente e guerriero, sembra sia stato il vero fondatore della potenza temporale di Subiaco. Da quel tempo gli abati benedettini furono annoverati fra i principi guerrieri e temuti della Campagna romana, come gli Orsini e i Colonna, coi quali osarono gareggiare.

E le pareva ora d’esser lontana da tutti gli uomini, di sentirsi a poco a poco sollevare come da un raggio di sole nell’inverno infinito, e che una voce distante, simile forse a quella del diacono Ader, simile forse alla musica del fiume, andasse cantando per tutta la montagna le parole pronunziate nella basilica dal cantore del Vangelo: