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, proseguì il dottore, e le tue idee erano di non averne alcuna, di lasciar che le fibre e i vasi compissero le loro funzioni senza dartene pensiero.

Quel c'ho fatto per te, non ti vorrei, ingrato, improverar, disciplina dartene; che non men di me lo sai: or ecco il guiderdon che me ne dai. 33 Deh, pur che da color che vanno in corso io non sia presa, e poi venduta schiava!

In fretta io vengo il grato avviso a dartene. OTTAV. Deh! mira, chi viene a me: miralo, e spera. SENECA Oh cielo! TIGEL. Il tuo signor ver te m'invia. OTTAV. Deh! rechi tu almen mia morte? Or che innocente io sono, grata sarammi.

Decisamente sei male informata. Gli ho scritto questo: "Non mi chiedi consiglio, posso dartene da qui. Ti dico soltanto: pensaci bene prima di decidere. Non sei più un ragazzo, sei un uomo serio, un galantuomo, un lavoratore; devi sapere qual'è la donna che ti ci vuole per farne la compagna della tua vita. Non lasciarti vincere da una passione che potrebbe essere passeggiera.

Quelli che mi salutano per la via non ti vanno a genio. D’altronde, se conoscessi delle brave persone, starei fresco. Le brave persone sono così inutili! Ma tu non dovresti dartene troppo pensiero. Sei una ragazza onesta tu? E che te ne importa degli altri? Pensa ai casi tuoi. Una ragazza che non va a spasso non trova marito. Margherita Pietro E tu devi trovarlo!

Foscolo Non dartene pensiero. Fa' come feci io nella evenienza che ti dissi. «Io scrissi la risposta, ma la dignit

Ah! quanto a ciò non dartene pensiero; le scrivanie ed i forzieri dei ricchi stanno nelle nostre mani, e noi abbiamo in tasca le chiavi di tutti quanti gli stipi, cioè è in nostra mano farli forzare a piacimento. Ed il tuo? disse il Bruto in tuono beffardo. Oh! quanto a ciò, rispose il signor Basilio collo stesso tono, è un'altra faccenda; in casa dei ladri non ci si ruba.

Noi tutti della famiglia italiana possediamo in copia vizi e virtù sovente diversi, qualche volta contrari, mettiamo in comunella ogni cosa; nelle mutue virtù ci educhiamo, dei vizi scambievoli emendiamoci. Piacemi dirlo: avendo per quanto mi fu dato ricerco la natura del popolo torinese io lo trovai onesto, e più lo era prima che l'alito corruttore del Cavour ci soffiasse sopra; nel commercio singolare, invece, che presuntuoso confessa sentirsi d'ingegno inferiore, e chiede che tu lo chiarisca; se non che la moltitudine delle parole gl'introna lo intelletto peggio, che i tamburi gli orecchi; le immagini lo abbarbagliano, lo sgomentano i tropi; teme i farabulloni lo scarrucolino, i parabolani lo abbindolino, ed ha ragione; chiede definizioni esatte, argomenti precisi; insomma con la sua gamba tu regola il tuo passo; e se lo fai ti si professa grato: il concetto compreso egli si mura dentro il cervello col gesso da presa: forse fie l'ultimo a cessare fede nel governo monarchico, ma cessata ch'ei l'abbia non valgono ganci a ripescarla. Alle amicizie facile, subito; non ti trabocca giù il suo liquore cordiale da empirtene il bicchiere, e allagarne la mensa, ma se te ne versa mezzo, e' lo fa per dartene il rimanente un'altra volta: forse, almeno io provai così, con veruno uomo al mondo possiamo durare tanti anni amici come co' Piemontesi, e senza, che una nebbia sola venga ad offuscare la lunga amicizia: liberali del proprio non mi parvero troppo, ma anco costumano pigolarti attorno per avere del tuo; ossequiosi per abito, non per vilt