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In fretta io vengo il grato avviso a dartene. OTTAV. Deh! mira, chi viene a me: miralo, e spera. SENECA Oh cielo! TIGEL. Il tuo signor ver te m'invia. OTTAV. Deh! rechi tu almen mia morte? Or che innocente io sono, grata sarammi.

......... Col tuo secondo duca Te vidi io prima, e de lo sacre danze O dimentica o schiva; e pur franco. numeroso il portamento, e tanto Di rosea luce ti fioriva il volto, Che Diva io ti conobbi, e t'adorai. Ed ei lieto ti ridea, lieta D'amor primiero ti porgea la destra, Di fidata compagnia, che primo Giurato avrei che per trovarti ei l'erta Superasse de l'Alpe, ei le tempeste Affrontasse del Tuna, e tremebondo Da la mobil Vertigo e da l'ardente Confusïon battuto in sul petroso Orlo giacesse. Entro il mio cor fêan lite Quegli avversarii che van sempre insieme, Riverenza ed Amor; ma pur pio Aprivi il riso, e non so che di noto Mi splendea ne' tuoi guardi, che Amor vinse, E m'appressai sicuro. E quel cortese, Di cui cara l'immago ed onorata Sarammi, infin che la purpurea vita M'irrigher

Benché di sopra so, dolce Dio etterno, che tu me ne dichiarasti sopra quella parola che tu dicesti: Io so' colui che mi dilecto di poche parole e di molte operazioni; nondimeno, se piace a la tua bontá toccarne alcuna parola ancora, sarammi di grande piacere.

Perchè cotanti guai? mira, Sultana, Che di troppo spavento empi i pensieri; Se da Sangario vien fama non vana Sottrarremo Ottomano a' casi fieri, Che per farti felice alto diletto Sarammi il sangue riversar dal petto.